Il mondo delle Buddleja: piante amiche o invasive?
Scopri perchè è facile e produttivo coltivare una Buddleja nel proprio angolo verde
La storia delle Buddleja comincia prima della loro “scoperta”. Il nome generico deriva infatti dal Reverendo Adam Buddle, appassionato collezionista botanico vissuto in Inghilterra nella seconda metà del 1600 e che alla sua morte dona un erbario di ben 36 volumi a Sir Hans Sloane. Questo viene formalmente considerato il primo erbario nazionale della Gran Bretagna.
Almeno un secolo più tardi William Houston coniò il nome "Buddleja" per una serie di piante che stava raccogliendo e collezionando in Cile, termine che venne successivamente ripreso da Linneo.
Il genere Buddleja comprende un centinaio di specie, la maggior parte delle quali sono native del continente americano; alcune sono originarie dell’Africa e buona parte di quelle più diffuse da noi (tra cui il B. davidii) provengono dall’Asia. Non esistono Buddleja autoctone in Europa o in Australia-Nuova Zelanda.
La maggior parte delle buddleja sono specie a rapido accrescimento che formano grandi arbusti o piccoli alberi e provengono dagli ambienti montuosi delle rispettive zone di origine, fino a quote piuttosto elevate. Molte di loro dimostrano grande capacità di adattamento a disparate condizioni, anche difficili, di fluttuazione termica, avversità atmosferiche, siccità. Questo è possibile grazie alla presenza di peli distribuiti sulla superficie delle foglie e degli steli, capaci di captare umidità atmosferica e trattenerla, per supplire ad una momentanea carenza di acqua, a ridurre la traspirazione durante i periodi caldi, nonché a riflettere la luce solare quando questa è troppo intensa.
L’aspetto più affascinante delle Buddleja è indubbiamente il fiore, anche se esistono specie e varietà poco note, in cui l’elemento decorativo è dato soprattutto dalla foglia. Opportunamente scalate, le buddleja possono dare fiori durante tutto l’anno: se infatti il gruppo delle B. davidii fiorisce tutta l’estate sino all’autunno, la B. madagascariensis o la B. officinalis fioriscono in inverno-inizio primavera, mentre la B. alternifolia fiorisce in aprile-maggio.
Sotto l’aspetto ecologico le Buddleja sono piante colonizzatrici, che occupano velocemente spazi aperti, di qualunque tipo, anche ingrati e poveri, quali pendici rocciose, ruderi, bordi di strade, greti di torrenti, radure e margini di campi e boschi. In questo sono aiutate, oltre che dalla succitata adattabilità, dall’abbondante produzione di seme, che, trasportato dal vento, germina con velocità e altrettanto velocemente si sviluppa la pianta, accontentandosi di quello che trova. Non è difficile trovare macchie di Buddleja davidii sfuggita alle coltivazioni e spontaneizzatasi nelle zone abbandonate di pianura o di montagna. Per questo motivo la Buddleja davidii viene classificata come pianta invasiva e pericolosa in diversi paesi quali Svizzera, Canada, numerosi stati dell’ USA, che ne hanno bandito l’utilizzo nei giardini. Anche in alcune regioni italiane la B. davidii viene monitorata come pianta infestante, benchè non sia stata ancora formalmente bandita.
Dal mio punto di vista, supportato anche da altri autori a livello internazionale, la Buddleja davidii non rappresenta una grande minaccia. È vero che si sviluppa rapidamente, ma lo fa solo laddove gliene viene offerta la possibilità, e cioè in aree marginali, per lo più scansate da altre specie. Non amano infatti la competizione diretta con altre piante, in presenza delle quali soccombono rapidamente.
La loro vita inoltre, come quella di tutte le piante pioniere, è relativamente breve e difficilmente riescono ad espandersi su vaste superfici. Quando le condizioni ambientali sono ottimali, la competizione fra le specie si fa piuttosto agguerrita e le Buddleja non riescono nel tempo ad avere il sopravvento, poiché vengono ombreggiate dallo sviluppo delle specie competitrici. La buddleja è infatti una specie prettamente eliofila: l’ombreggiamento da parte di altre essenze ne pregiudica irrimediabilmente lo sviluppo.
Per non rinunciare agli indubbi vantaggi di adattabilità, facilità di coltivazione, colore e non ultimo, richiamo che le Buddleja hanno sulle farfalle, negli ultimi anni sono stati creati numerosi ibridi sterili di Buddleja davidii, alcuni dei quali non formano affatto seme, altri producono semi sterili o molto pesanti, che non possono essere quindi dispersi con facilità dal vento.
Articoli della stessa categoria