Albicocco: Scopri le risposte dei nostri esperti
Leggi qui sotto tutte le domande sull’argomento e le risposte date dai nostri Esperti di Giardinaggio. Guarda i titoli qui sotto elencati e clicca sul titolo che più si avvicina all’argomento di tuo interesse.
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Albicocco reale: come tagliarlo?
ETTORE di COMO chiede:
X Samuele Dalmonte. Grazie della cortese risposta. Allego le foto dell'Albicocco Reale per essere maggiormente esauriente nella domanda precedente. Grazie della gentilezza, EttoreRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Ettore,
ecco, io taglierei arretrando di 2 internodi le due cime più vigorose ed allargherei con qualche canna tutti i rami per rendere a "vaso" la chioma che in tal modo riceverà luce in tutte le sue parti.
Poi farei un trattamento a base di solfato di rame per disinfettare le ferite e tutta la chioma.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco reale: come ridimensionare l'altezza?
Ettore di Como chiede:
Buongiorno, ho un albicocco reale innestato su frasso. Ha circa 4 anni, messo a dimora da due (per la precisione maggio 17). È cresciuto a dismisura in altezza e la parte alta ha due branche sviluppate. Una principale e una che parte da circa 1 metro sotto per essere alta più o meno come l'altra. Vivo nel comasco, a circa 500 metri di altezza sopra il lago. Terreno super drenante. Zero ristagni d'acqua. Posso, per abbassarlo, eliminare uno dei due rami in altezza e fare un taglio di ritorno su quello principale in altezza? Un questo modo elimino uno dei due rami che cresce in altezza ed abbasso drasticamente l'altro. Ho cercato in rete, si parla di potatura, periodo, cure e attenzioni ma nulla sull'altezza. Se serve una foto la mando senza problemi. Mi può aiutare per cortesia? Grazie, EttoreRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Ettore,
sicuramente una fotografia sarebbe utile, comunque qualche ragionamento si può fare anche senza foto.
L'albicocco tendenzialmente non diventa altissimo per cui se lo si lascia libero magari cresce disordinato ma non si alza più di 3/4 m in altezza, per cui da quei rami che ha in alto potrebbe non crescere più ma invece originare dei rami laterali.
Se si tagliano dei rami molto vigorosi si ottiene l'effetto di stimolare la crescita invece che fermarla, se fattibile dal punto di vista pratico si potrebbero prendere i rami alti e piegarli fino a renderli orizzontali senza fare tagli e poi vedere la risposta della pianta che dovrebbe essere di crescere meno e andare a fiore prima.
In ogni caso se invii qualche foto ho qualche parametro in più per valutare.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco: come eliminare la monilia con prodotti biologici?
Aldo di gorgonzola mi chiede:
Come eliminare la monilia con prodotti biologici, se possibile? GrazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Aldo.
Per i trattamenti biologici a scopo di prevenire o lottare contro la Monilia sull’albicocco si usano:
- Polisolfuro di calcio.
- Zolfo.
- Proteinato di zolfo.
Questi prodotti, usati in modo corretto, possono limitare molto gli attacchi del fungo.
Gli interventi devono essere eseguiti in pre e postfioritura, secondo i dosaggi consigliati e riportati in etichetta.
In fioritura, si può usare lo zolfo a dosaggi minori magari miscelato con propoli o silicato di sodio a scopo curativo.Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco con colate di resina arancione: si può curare?
Andrea di Nerviano (MI) chiede:
Ho appena acquistato una casa con giardino in cui ho trovato un albicocco. Non ho mai avuto alberi da frutta, ma mi sembra malato. Non ho ancora potuto vedere cosa succede ai fiori/frutti, ma le abbondanti colate di resina arancione maleodorante dai rami (prima foto) e molto più abbondante dal tronco (seconda foto, la colata arriva fino a terra) da quel che ho visto in rete mi fanno pensare al corineo. In un vivaio mi hanno dato i seguenti consigli: - Rimuovere subito la resina dal tronco e dare la calce idrata a pennello sul tronco stesso. - Non appena cadute le foglie, trattare con rame, e ripetere il trattamento altre due volte durante l'inverno. - Trattare con prodotto fungicida a marzo, luglio e settembre. Ora, le mie domande sono: 1) Ne vale la pena? Nel senso, c'è speranza di recuperare la pianta o faccio meglio ad eliminarla? 2) Nell'orto adiacente al mio (a circa 10 metri) c'è un altro albicocco con gli stessi sintomi. Se decido di ripartire da zero con un albicocco nuovo di zecca, c'è speranza di mantenerlo sano coi dovuti trattamenti anche in presenza di un untore così vicino? Ci terrei molto ad avere un albero da frutto, è stato uno dei motivi per cui ho comprato una casa con giardino. Grazie milleRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Andrea,
dalle foto non riesco a capire lo stato di salute generale della pianta, ma a prescindere da questo direi che, se la pianta nonostante l'attacco di monilia (il corineo attacca le foglie, la monilia i frutti ed i rami) ha una buona quantità di foglie verdi, allora è in grado di reagire ai funghi che l'hanno attaccata.
La sequenza di trattamenti che ti hanno suggerito è giusta ma ricorda che il rame oltre i 25/27 gradi di temperatura diventa tossico per cui d'estate va usato un prodotto senza rame e cosa importante occorre seguire i dosaggi scritti nella confezione che acquisti perchè in commercio esistono prodotti con concentrazioni di rame molto diverse.
Piantando una nuova pianta le malattie ci saranno lo stesso perchè l'albicocco è soggetto a tali malattie a prescindere dall'età, dalla varietà e dal luogo.
Per la scelta io dico che che con una pianta già adulta (se recuperabile) puoi avere frutta già dal prossimo anno.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco malato: di cosa si tratta?
Lucia di Traversella chiede:
Per favore vorrei un parere sulla malattia del nostro albicocco e sui rimedi. Mi hanno scritto corineo + monilia, ma dalle immagini viste mi sembra diverso. Siamo in piemonte a 800 mt. Grazie mille, LuciaRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Lucia,
dalla foto confermerei la presenza di Corineo.
Per quanto riguarda invece la monilia non riesco a capire, mentre per le albicocche così a due colori direi che si tratta probabilmente di un'eccessiva escursione termica (freddo?).In ogni caso occorre fare un trattamento con rame non appena cadono le foglie e poi bisogna ripeterlo per altre 2 volte durante l'inverno prima del risveglio vegetativo.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco diradato che si è seccato con i frutti: come mai?
Cecilia di Perugia chiede:
Questa estate il mio albicocco era strapieno di frutti che ho diradato. Poi piano piano si è seccato con tutti i frutti. Cresce su un greppo.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera Cecilia,
il motivo della morte dell'albicocco potrebbe essere la siccità, oppure un attacco fungino partito dalle radici oppure un attacco fungino partito dai rami.
Il modo per capire se sono stati dei funghi è quello di tagliare i rami principali e vedere se sono del colore solito cioè giallo arancio uniforme, in presenza di sezioni di legno scuro significa che ci sono state delle infezioni all'interno del legno da cui poi la morte.
In caso di legno di colore uniforme vuol dire probabilmente che è stata la siccità.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco messo male: come recuperarlo?
Greta di Rosignano solvay chiede:
Salve, avrei bisogno del vostro aiuto! Questo albicocco era stato piantato dal mio bis nonno è con noi da moltissimo tempo, sono nata io e lui c’era già.. quindi ha sicuramente più di 25 anni. Ha iniziato a star male da 3 anni a questa parte e a non fare più foglie da un lato che poi, per colpa di un temporale è stato rotto. Il lato “buono” non fa più albicocche e sul tronco si sono formati dei funghi (se così si possono chiamare) e anche delle bolle di resina. Dalla base è nato un piccolo albicocco, non so se così si possa definire. Vorrei sapere se è possibile fare qualcosa per salvarlo e per poter evitare che dal tronco rotto entri acqua. Cosa devo fare? Mi piange il cuore pensare di doverlo abbattere. Aspetto notizie! Grazie mille!Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Greta,
dalle foto mi viene da pensare che l'albicocco potrebbe avere il doppio degli anni che dici tu perchè il tronco mi sembra molto grosso.
Dai sintomi che racconti però direi che è in fase di decadenza e che l'unica cosa che le consiglio di fare è di effettuare dei trattamenti a base di rame durante l'inverno per mantenere la vegetazione più sana possibile.
Il germoglio sotto sembra sempre uguale, se si comporta come il resto della pianta significa che è proprio un germoglio che parte dalle radici del tronco vecchio ma se l'obiettivo è quello di mantenere la varietà ed il ricordo sarebbe meglio fare delle nuove piante utilizzando come marze i rami ancora buoni dell'albicocco vecchio.
È sostanzialmente quello che si fa quando si recupera una vecchia varietà che si vuole tramandare e ricominciare a coltivare.
Nel caso interessasse io sono disponibile a farlo.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco con molti frutti con macchie che cadono: cos'è successo?
Francesca di Gerenzano (VA) chiede:
Buongiorno, Il mio albero è pieno di albicocche. Purtroppo poche si salvano e sono dolcissime, la maggior parte ha macchie sull'esterno e cadono da “sane” a terra. Cosa sarà successo? Grazie e salutiRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Francesca,
avrei bisogno di qualche foto, però esistono comunque due casi che so che creano questo problema.
Il primo è che un eccessivo carico di frutta può portare la pianta a far cadere i frutti in eccesso soprattutto quando arrivano ondate di calore eccessivo, l'altra è che ci sia stato un attacco di corineo.
Però visto l'andamento stagionale propendo di più per la prima ipotesi.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocche con interno nero: sono commestibili?
Marta di Campi Bisenzio chiede:
Vorrei sapere perché le mie albicocche integre esternamente, all'interno (sotto il nocciolo) sono leggermente annerite e se sono commestibili e adatte per fare le marmellate. Grazie.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissima Marta.
In questi casi l’annerimento del frutto d’albicocca vicino al nocciolo è dovuto principalmente al fatto che i frutti hanno passato lo stadio di maturazione e stanno andando in sovramaturazione.
Nessun problema in questo caso, basta togliere la muffetta vicino al nocciolo, sciacquare bene con acqua il frutto vicino alla zona attaccata e così potrà preparare la marmellata senza problemi.
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Perchè l'albicocco si sta seccando?
Alice di Toffia chiede:
Buongiorno, ho una pianta di albicocco (credo sia piuttosto vecchia) che si sta seccando completamente e non riesco a capirne il motivo. L'anno scorso stava bene e questa primavera era piena di fiori, poi ad un certo punto la crescita non solo delle albicocche, ma dell'intera pianta si è arrestata ed ha iniziato ad appassire, inizialmente credevo fosse mancanza d'acqua, ma anche innaffiandola due volte al giorno non è cambiato niente. Ho anche provato a darle un po' di concime ma non ho notato differenze. In inverno ho effettuato trattamenti con la poltiglia bordolese, e poi in primavera con la comparsa sulle albicocche di macchie scure (forse corineo?) trattamenti con il verderame che credo siano serviti perché non mi sembra che le macchie si siano diffuse oltre. Tuttavia la pianta sta appassendo sempre di più e non c'è stata la formazione di nessuna nuova foglia. Non ci sono fuoriuscite di resina e non ho notato insetti. Ho tagliato un rametto per vedere se c'erano macchie scure all'interno, ma non è così. Cosa potrebbe avere? E c'è speranza che si riprenda? Grazie milleRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera Alice,
dai sintomi raccontati e dalle foto sembrerebbe un'infezione di monilia, a cui purtroppo non c'è rimedio almeno a questo punto.
Però io farei una prova/sondaggio e cioè farei un buco profondo circa 30 cm vicino al tronco e cercare di capire se le radici sono vitali o se sono seccate anche quelle e poi potrebbe servire per fare drenaggio e togliere l'umido che favorisce la monilia.
Fra 15 giorno mi piacerebbe sapere come va la situazione.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco non fa frutti: taglio i rami e li innesto a spacco?
Bruno di Santo stefano Belbo (CN) chiede:
Buongiorno, il mio albicocco non produce da qualche anno. Non so quanti anni abbia ma il fusto è circa 15 cm di diametro. Vorrei tagliare i rami (8-10 cm di diametro) e innestarli a spacco. È consigliabile o no? Posso farlo in questo periodo (metà giugno) anche se non è il più indicato? Grazie per la sua cortese risposta.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve Bruno.
L’innesto a spacco per propagare la pianta di albicocco non è consigliabile eseguirlo in questo periodo.
Quello che deve fare è prelevare le marze da innestare nel mese di gennaio, porle in frigo avvolte da un sacchetto nero e inumidite con la sabbia mantenendole ad una temperatura compresa tra i 2 e i 7 gradi. Questa operazione serve per rallentare l’attività vegetativa delle marza, di modo che quando andrà ad innestare l’albicocco a marzo sul portinnesto scelto, sia la marza che il portinnesto debbono trovarsi nello stesso periodo vegetativo, al fine di garantire maggiore probabilità di attecchimento.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Innesto a corona su albicocco: quando prelevare le marze?
Flaminio di Viterbo chiede:
Buongiorno, vorrei innestare un albicocco praticando innesto a corona (quello che mi riesce meglio). Vorrei sapere quando si prelevano le marze e in che periodo fare l'innesto. Grazie e buon lavoro.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Flaminio.
Per poter procedere all’innesto a corona, che rientra nella categoria di quelli a marza sull’albicocco, le marze vanno prelevate tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio, devono essere frigoconservate ossia messe dentro un telo di plastica nero con della sabbia inumidita e tenute in frigo per circa un mese in modo da poter rallentare l’attività vegetativa dei rami senza ovviamente bloccarla. La temperatura deve essere di conservazione deve mantenersi tra i 2 e i 7 gradi.
L’innesto invece si esegue invece tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo, utilizzando le marze frigoconservate nel mese precedente. Questo sistema di frigoconservare le marze per rallentarne l'attività vegetativa, è importante perché così sia la marza che il portinnesto tendono a trovarsi nello stesso momento vegetativo e in questo caso le probabilità di attecchimento dell’innesto aumentano.
Ringraziandola della domanda, la ringrazio cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco rimasto spoglio dopo la messa a dimora: come mai?
Camillo di Teramo chiede:
Salve, ho un albicocco messo a dimora due anni fa, quest'anno dopo una prima vegetazione normale, si è progressivamente defogliato fino a rimanere completamente spoglio. La pianta non sembra morta. Varietà "big bomba". grazie.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Camillo,
penso si tratti di un fungo che si chiama Monilia che causa disseccamenti su parte di rametti o in alcuni casi anche di rami importanti su albicocco e susino che colpisce le piante soprattutto in primavera. Il fungo non si riesce a fermare poichè vive all'interno dei tessuti della pianta, ma si può solo prevenire distribuendo sulle piante durante i mesi invernali del solfato di rame.
Probabilmente la sua pianta sta cercando di reagire alla situazione, le consiglio una leggera concimazione azotata per stimolare la pianta a formare nuovi germogli.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco seccato in una settimana: com'è possibile?
Alessandro di Roma chiede:
Un albicocco apparentemente in salute, ricco di frutti, è seccato in una settimana. Come è possibile?Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve Alessandro,
È possibilissimo.
Quello che è accaduto al suo albicocco viene definito come “apoplessia” o colpo apoplettico che in gergo significa morte improvvisa della pianta per cause sia di natura ambientale ma anche per cause dovute a parassiti (appartenenti al gruppo delle tracheomicosi) che entrando dei vasi linfatici vanno ad occludere il passaggio della linfa e la pianta improvvisamente muore.
Il fatto curioso che c’e da rilevare è che la pianta prima di morire abbia prodotto molti frutti. Questa non è altro che una strategia evolutiva e riproduttiva della pianta. La pianta avvertendo il pericolo della morte, non fa altro che produrre molti frutti, poichè all’interno ci sono i semi affinché questi possano essere diffusi a distanza e far sì che la specie, attraverso il seme, non si estingua e possa perpetuare nel tempo.
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocche con nocciolo spezzato: qual è la causa?
Bruno di Magliano Alfieri chiede:
Salve, ho notato una cosa molto strana sulle mie albicocche, praticamente quando vado ad aprire il frutto il nocciolo interno è spezzato in due e sempre nello stesso punto, che sarà mai la causa? Saluti da BrunoRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Bruno,
quello che capita alle sue albicocche è un fenomeno strano che può avere origini parassitarie, causato da virus o da batteri, oppure può essere stato l'andamento stagionale che ha impedito ai noccioli delle albicocche di lignificare.
Se si ripeterà anche il prossimo anno significa che è di origini parassitaria altrimenti sarà stato uno degli effetti di questo mese di maggio freddo e piovoso.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Che problema hanno i due albicocchi Bella d'Imola e Pisana?
Roberto di Pesaro chiede:
Salve, che problema hanno questi due miei albicocchi Bella d'Imola e Pisana? Preciso che le foglie delle piante sono sane e non recano segni di vaiolatura o altro, ugualmente non ho notato segni evidenti di gommosi sui rami; inoltre per il Pisana, temendo potesse trattarsi di Sharka visto l'aspetto del frutto di cui ho allegato foto, ho aperto alcuni frutti constatando che il nocciolo non è vaiolato. Grazie.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Roberto.
La malattia che ha colpito i frutto della sua pianta di albicocco, rientra nella categoria delle Moniliosi.
Di seguito le descriverò i vari sintomi e i metodi di lotta.
MONILIOSI (Monilia laxa e Monilia fructigena)
Classe: Ascomiceti
Ordine: Helotiales
Famiglia: Sclerotiniacee
Le Moniliosi sono due funghi diversi tra di loro che attaccano piante appartenenti alle Drupacee, alle Pomacee ma anche alle specie ornamentali con sintomi specifici:- Sui frutti si verificano marciumi molli con successiva mummificazione.
- Sui giovani germogli e rametti provocano cancri localizzati e il disseccamento della cima con rammollimento delle foglie. In questa fase il fungo entra nel corso della fioritura.
Spesso il marciume dei frutti è determinato sia dalla Monilia laxa che dalla Monilia fructigena sia nelle Drupacee che nelle Pomacee, mentre i cancri rameali e il rammollimento fogliare che si verifica solo nelle Drupacee è determinato solo dalla Monilia laxa.
Sintomi sui frutti
Possono essere colpiti in ogni stadio di sviluppo anche nella fase di post - raccolta durante la conservazione. Il sintomo è uguale per tutti e due i funghi e si manifesta con un rammollimento di una parte del frutto per poi estendersi del tutto e provocare il marciume dell'intero organo. Nella fase finale quando il marciume è esteso, compaiono esteriormente in corrispondenza delle aree colpite le fruttificazioni del patogeno che saranno diverse a seconda della specie considerata.
- Monilia laxa: si forma uno strato più o meno compatto di una muffa grigiastra più o meno concentrico
- Monilia fructigena: si formano degli strati di muffa di colore ocra - nocciola, disposti a cerchi concentrici (per questo si chiama anche muffa a circoli).
Le fruttificazioni esterne del patogeno e il loro accrescimento segue il fotoperiodo (alternanza giorno/notte) con la muffa che si forma durante le ore di luce.
I frutti che sono stati colpiti vanno incontro ad una completa marcescenza oppure, soprattutto nei primi stadi, si disidratano trasformandosi in mummie secche che spesso rimangono attaccate alle piante, rappresentando un pericoloso mezzo di reinfestazione e diffusione del patogeno per l'anno successivo. La mummificazione può riguardare anche i frutti già marciti per successive disidratazioni, mentre durante la conservazione in magazzino in condizioni di carenza di luce può comparire un marciume nero senza la comparsa della tipica muffa della Monilia.Sintomi sui germogli e sui rami
L'attacco su questi organi è più frequente specialmente sull'albicocco, nelle pesche nettarine e sulle percoche ed è sostenuto solamente dalla Monilia laxa.
L'attacco si verifica all'inizio della fioritura in primavera specialmente durante periodi umidi e piovosi. Il sintomo tipico di questo attacco è rappresentato da un improvviso collasso della parte distale del rametto e cui fa seguito un rammollimento e successivo imbrunimento e necrosi di fiori e foglie che assumono una colorazione rossastra pur rimanendo attaccate ai rami.
Sui rametti poi si formano delle piccolo tacche depresse in senso longitudinale che evolvono in cancri con produzione di gomma. I fiori e gli eventuali frutticini appena allegati mummificano ricoprendosi di un feltro grigiastro.
Trascorsa la fase acuta, la pianta di solito reagisce riformando parte del rametto perduto con spreco energetico e stress dovuto ai danni già subiti.Lotta alle Moniliosi
È essenzialmente di due tipologie:
- Agronomica
- Chimica
Lotta agronomica
Prevede delle pratiche di tipo preventivo atte a ridurre il potenziale di inoculo e favorire buone condizioni di vita della pianta. Le pratiche consistono in:
- Potature di rimonda dei rametti colpiti dai cancri da eseguire subito dopo l'attacco.
- Eliminazione delle mummie e dei frutti marci sia quelli attaccati ai rami che quelli presenti a terra.
- Potature di produzione invernali che mantengono la chioma ben areata.
- Evitare irrigazioni sovrachioma durante la maturazione dei frutti.
- La tecnica colturale della raccolta e conservazione del frutto deve evitare il più possibile eventuali ferite e lesioni ai frutti.
Lotta chimica
Può essere eseguita sia contro i cancri rameali (primavera), sia contro gli attacchi ai frutti (estate). Nel primo caso si esegue solamente sulle piante molto sensibili ai cancri primaverili. Si consigliano per questo 2/3 trattamenti preventivi durante le seguenti fasi:
- 1° Trattamento: Fase dei bottoni rosa.
- 2° Trattamento: Fine fioritura.
- 3° Trattamento: All'allegagione soprattutto se permangono condizioni atmosferiche e termo igrometriche di clima umido e piovoso.
I prodotti da utilizzare sono:
- Benomyl, Carbedazim, Triforine e Tiofanato metile
- Dicarbossimidi: Promicidone, Iprodione e Vinclozolina.
- Triazoli: Propioconazolo, Bitertanolo, Penconazolo e Esaconazolo.
Questi prodotti, possono essere miscelati anche con altri ad azione preventiva come Thiram o Clortalonil.
Le infezioni da Moniliosi, possono anche essere controllate in parte anche con dei trattamenti preventivi a fine inverno con prodotti a base di Ditiocarbammati (Ziram o Thiram), che agiscono tra l'altro anche contro la bolla del pesco oppure con prodotti a base di polisolfuri a fine inverno.
I trattamenti estivi contro gli attacchi sui frutti vengono eseguiti in maniera discrezionale soltanto dopo aver valutato il tipo di pianta, l'andamento climatico e l'evoluzione del patogeno negli anni. In ogni caso questi trattamenti vanno eseguiti da tre a cinque settimane prima della raccolta dei frutti, con i seguenti prodotti:- Dicarbossimidi: Promicidone, Iprodione, Vinclozolina e Diclozolinate eventualmente miscelati con prodotti a base di Clortalonil o i Benzimidazolinici.
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Frutto Albicocco con macchie strane: che problema ha la pianta?
Roberto di Pesaro chiede:
Salve, che problema hanno queste due mie piante di albicocco? Preciso che per il Pisana temevo si trattasse di Sharka ma ho aperto l'albicocca ed il guscio non è vaiolato. Grazie.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Roberto,
la primavera fredda e piovosa è stata deleteria per piante come l'albicocco per cui le macchie sono date o dalla monilia o dal corineo che si sono sviluppate soprattutto per il mese di maggio freddo e piovoso che c'è stato.
Non si può fare granchè perchè sono malattie che si possono solo prevenire.
Sarà importante, quando sarà il momento, effettuare i trattamenti con il solfato di rame per evitare che questa infezione intacchi in profondità i rami.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco in vaso: è normale questo colore dei frutti?
Giuseppe di Calenzano chiede:
Buona sera e sempre grazie sig. Fabio. È normale questa colorazione dei frutti e delle foglie? È un albicocco in vaso. Grazie ancoraRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve di nuovo signor Giuseppe.
La colorazione dei frutti e delle foglie della sua pianta di albicocco non è normale ed è sempre causata dal Corineo, che oltre ad attaccare le foglie facendole sembrare bucherellate, può attaccare i frutti, creando delle decolorazioni fogliari o l’insorgenza nella zona del frutto di aree decolorate come si vede dalle foto.
La lotta per combattere il Corineo sui frutti è la stessa di quella già enunciata in precedenza.
Ringraziandola ancora per l’ulteriore domanda, le porgo i miei cordiali saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Le albicocche attaccate dalla monilia sono pericolose per la salute?
Francesca di Cuneo chiede:
Grazie per la risposta accuratissima, avrei ancora bisogno di un chiarimento. Partiamo dal presupposto che sono una neofita e non so neanche come potare un albero, devo andarmi a vedere i vostri video tutorial su youtube...ora grazie a voi so che il mio albicocco ha la monilia, però ho un altro problema: proprio sotto l'albicocco ho diverse file di fragole che mio figlio di un anno e mezzo va a staccarsi direttamente dalle piante e se le mangia senza neanche un risciacquo... Perciò dovrò rimandare i trattamenti a questo autunno quando non ci saranno più fragole, ora quindi mi sorgono spontanee 2 domande: vorrei sapere se queste muffe sono pericolose per la salute e devo quindi evitare di mangiare le albicocche che eventualmente si salveranno e le fragole sottostanti. E vorrei sapere cosa rischio a rimandare i trattamenti, l'albicocco potrebbe morire quest'estate? Qualche trattamento bio che posso usare subito? Scusate le mille domande ma come ho premesso mi sono appena avvicinata a questo mondo e devo ancora imparare molto, grazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve di nuovo gentilissima Francesca.
Non si preoccupi di porre delle domande è più che legittimo che lei le ponga, perché è necessario che lei venga a conoscenza delle problematiche che affliggono la sua pianta e che quindi in qualche modo è necessario risolverle.
Le risponderò secondo le domande che lei ha posto:
Domanda 1)
Vorrei sapere se queste muffe sono pericolose per la salute, e devo quindi evitare di mangiare le albicocche che eventualmente si salveranno e le fragole sottostanti.
Risposta 1)
La muffa provocata dalla Monilia in linea generale non è pericolosa per la salute, come nel caso di altre muffe come ad esempio Aspergillius e Penicillium che invece producono micotossine ad effetto cancerogeno.
Le consiglio in via precauzionale di lavare bene sia le albicocche che le fragole sottostanti e di togliere le parti attaccate dalla muffa prima di mangiarle.
Domanda 2)
Vorrei sapere cosa rischio a rimandare i trattamenti, l'albicocco potrebbe morire quest'estate?
Risposta 2)
Generalmente la Monilia non è un fungo mortale per la pianta e in questo frangente rimandare i trattamenti all’estate la vedo come una cosa inutile. L’unica cosa che può fare è togliere i rametti, germogli eventuali frutti attaccati e bruciarli, al fine di distruggere il patogeno ed evitarne la sua successiva diffusione.
Domanda 3)
Qualche trattamento bio che posso usare subito?
Risposta 3)
Al momento che la malattia è in atto i trattamenti biologici essendo preventivi non avrebbero alcun effetto, per cui le consiglio di rimandare i trattamenti alla fine dell’autunno/inizio inverno intervenendo con rame + propoli, da ripetere a febbraio prima della schiusura delle gemme sempre con gli stessi prodotti.
Ringraziandola ancora delle domande poste, la saluto con cordialità.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco con foglie mangiate che si chiudono: come curarlo?
Giuseppe di Calenzano chiede:
È da qualche giorno che noto che le foglie del mio albicocco si stanno chiudendo. È possibile? Se sì, cosa posso fare per rimediare? Fa molte foglie nuove ma prontamente mangiate, ma non riesco a vedere nessun insetto. Chiedo un ennesimo aiuto e ringrazio fortemente.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Giuseppe.
L’insetto che ha colpito le sue piante di di albicocco si chiama Falena Brumale o Cheimatobia. Ovviamente non ha trovato l’insetto perché essendo una falena esce di notte. Di seguito gli descriverò i sintomi che provoca sulla pianta e i possibili metodi di lotta.
FALENA BRUMALE O CHEIMATOBIA (Operophthera bramata)
Ordine: Lepidotteri.
Famiglia: Geometridi.La Falena Brumale è un insetto polifago in grado di attaccare varie specie di piante oltre all’albicocco come: susino, ciliegio, pesco, pomacee (melo e pero), piante latifoglie, specie forestali e ornamentali.
Il danno sulle piante è provocato dagli stadi giovanili o larve che sono delle vere e proprie defogliatrici.
Il danno si manifesta sulle foglie con caratteristiche erosioni ai lembi fogliari, sia ai margini che all’interno tanto da far sembrare le foglie bucherellate.
Le larve attaccano inoltre:
- Le strutture fiorali che vengono completamente mangiate.
- I frutticini su cui provocano un danno simile ad un ricamo.
- Sulle gemme che a volte vengono irrimediabilmente danneggiate all’interno.
LOTTA
La lotta contro la Falena Brumale, segue criteri di lotta integrata utilizzando il campionamento della popolazione per stabilire la sua densità e criteri di lotta fisica per ridurre le intestazioni.
1) Lotta integrata
Prevede la tipica tecnica del campionamento, secondo quanto segue.
- Campionamento in pre e post fioritura: si valuta la percentuale di organi infestati e attaccati (fiori, foglie e germogli).
- La soglia indicativa di danno per poter procedere al trattamento è pari al 5% di organi infestati.
L’intervento si esegue solo ed esclusivamente al superamento della soglia intervenendo con prodotti a base di Acefate o Diazinone.
La lotta può essere eseguita anche in funzione degli attacchi subiti negli anni precedenti eseguendo trattamenti preventivi così di seguito elencati:
- A fine inverno contro le uova svernanti.
- All’ingrossamento delle gemme contro le larve appena nate intervenendo con prodotti a base d'oli minerali.
In alternativa si possono eseguire dei trattamenti biologici ricorrendo all’impiego del Bacillus Thuringensis
2) Lotta Fisica
Questo tipo di lotta prevede e tiene conto di due comportamenti tipici di questo insetto.
- La generazione che depone le uova si forma nel terreno.
- Le femmine senza ali (attere) camminano sul tronco per deporre le uova.
Questo tipo di lotta prevede l’applicazione di fasce collanti da mettere attorno ai tronchi ad altezza uomo, per catturare le femmine che salgono a deporre le uova. Inoltre, è utile per ridurre le ovodeposizioni dell’insetto.
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco che non fa frutti: cosa fare?
Antonio di Formia chiede:
Salve, ho un albero albicocca da circa 9 anni, è diventato un bellissimo albero, ma non genera frutti. Cosa dovrei fare? GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Antonio,
la mancata produzione di albicocche nell'albicocco può essere data dalla mancata impollinazione, da un errata posizione dell'albero (se troppo ombreggiato) oppure da una potatura errata e a volte da tutte queste concause che si aggiungono magari parzialmente, e cioè se la varietà è poco fertile ed in una posizione poco soleggiata ecc.
Nel caso la pianta sia sempre stata potata, io proverei a non tagliare nulla il prossimo anno e poi mi asterrei dalle innaffiature e dalle concimazioni.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco: quante malattie ha?
Francesca di Cuneo chiede:
Buongiorno, innanzitutto vi ringrazio per la precedente risposta, come da accordi vi invio le foto dei frutti, mi sapete illuminare su quante malattie ha questo albero? Per eventuali trattamenti devo agire subito o devo aspettare che non ci siano più i frutti? Tra l'altro proprio sotto questo albero mi stanno maturando diverse file di fragole che non vorrei compromettere, grazie.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissima Francesca.
La malattia che ha colpito la sua pianta di albicocco, rientra nella categoria delle Moniliosi.
Di seguito le descriverò i vari sintomi e i metodi di lotta.
MONILIOSI (Monilia laxa e Monilia fructigena)
Classe: Ascomiceti
Ordine: Helotiales
Famiglia: Sclerotiniacee
Le Moniliosi sono due funghi diversi tra di loro che attaccano piante appartenenti alle Drupacee, alle Pomacee ma anche alle specie ornamentali con sintomi specifici:- Sui frutti si verificano marciumi molli con successiva mummificazione.
- Sui giovani germogli e rametti provocano cancri localizzati e il disseccamento della cima con rammollimento delle foglie. In questa fase il fungo entra nel corso della fioritura.
Spesso il marciume dei frutti è determinato sia dalla Monilia laxa che dalla Monilia fructigena sia nelle Drupacee che nelle Pomacee, mentre i cancri rameali e il rammollimento fogliare che si verifica solo nelle Drupacee è determinato solo dalla Monilia laxa.
Sintomi sui frutti
Possono essere colpiti in ogni stadio di sviluppo anche nella fase di post - raccolta durante la conservazione. Il sintomo è uguale per tutti e due i funghi e si manifesta con un rammollimento di una parte del frutto per poi estendersi del tutto e provocare il marciume dell'intero organo. Nella fase finale quando il marciume è esteso, compaiono esteriormente in corrispondenza delle aree colpite le fruttificazioni del patogeno che saranno diverse a seconda della specie considerata.
- Monilia laxa: si forma uno strato più o meno compatto di una muffa grigiastra più o meno concentrico
- Monilia fructigena: si formano degli strati di muffa di colore ocra - nocciola, disposti a cerchi concentrici (per questo si chiama anche muffa a circoli).
Le fruttificazioni esterne del patogeno e il loro accrescimento segue il fotoperiodo (alternanza giorno/notte) con la muffa che si forma durante le ore di luce.
I frutti che sono stati colpiti vanno incontro ad una completa marcescenza oppure, soprattutto nei primi stadi, si disidratano trasformandosi in mummie secche che spesso rimangono attaccate alle piante, rappresentando un pericoloso mezzo di reinfestazione e diffusione del patogeno per l'anno successivo. La mummificazione può riguardare anche i frutti già marciti per successive disidratazioni, mentre durante la conservazione in magazzino in condizioni di carenza di luce può comparire un marciume nero senza la comparsa della tipica muffa della Monilia.Sintomi sui germogli e sui rami
L'attacco su questi organi è più frequente specialmente sull'albicocco, nelle pesche nettarine e sulle percoche ed è sostenuto solamente dalla Monilia laxa.
L'attacco si verifica all'inizio della fioritura in primavera specialmente durante periodi umidi e piovosi. Il sintomo tipico di questo attacco è rappresentato da un improvviso collasso della parte distale del rametto e cui fa seguito un rammollimento e successivo imbrunimento e necrosi di fiori e foglie che assumono una colorazione rossastra pur rimanendo attaccate ai rami.
Sui rametti poi si formano delle piccolo tacche depresse in senso longitudinale che evolvono in cancri con produzione di gomma. I fiori e gli eventuali frutticini appena allegati mummificano ricoprendosi di un feltro grigiastro.
Trascorsa la fase acuta, la pianta di solito reagisce riformando parte del rametto perduto con spreco energetico e stress dovuto ai danni già subiti.Lotta alle Moniliosi
È essenzialmente di due tipologie:
- Agronomica
- Chimica
Lotta agronomica
Prevede delle pratiche di tipo preventivo atte a ridurre il potenziale di inoculo e favorire buone condizioni di vita della pianta. Le pratiche consistono in:
- Potature di rimonda dei rametti colpiti dai cancri da eseguire subito dopo l'attacco.
- Eliminazione delle mummie e dei frutti marci sia quelli attaccati ai rami che quelli presenti a terra.
- Potature di produzione invernali che mantengono la chioma ben areata.
- Evitare irrigazioni sovrachioma durante la maturazione dei frutti.
La tecnica colturale della raccolta e conservazione del frutto deve evitare il più possibile eventuali ferite e lesioni ai frutti.
Lotta chimica
Può essere eseguita sia contro i cancri rameali (primavera), sia contro gli attacchi ai frutti (estate). Nel primo caso si esegue solamente sulle piante molto sensibili ai cancri primaverili. Si consigliano per questo 2/3 trattamenti preventivi durante le seguenti fasi:
- 1° Trattamento: Fase dei bottoni rosa.
- 2° Trattamento: Fine fioritura.
- 3° Trattamento: All'allegagione soprattutto se permangono condizioni atmosferiche e termo igrometriche di clima umido e piovoso.
I prodotti da utilizzare sono:
- Benomyl, Carbedazim, Triforine e Tiofanato metile
- Dicarbossimidi: Promicidone, Iprodione e Vinclozolina.
- Triazoli: Propioconazolo, Bitertanolo, Penconazolo e Esaconazolo.
Questi prodotti, possono essere miscelati anche con altri ad azione preventiva come Thiram o Clortalonil.
Le infezioni da Moniliosi, possono anche essere controllate in parte anche con dei trattamenti preventivi a fine inverno con prodotti a base di Ditiocarbammati (Ziram o Thiram), che agiscono tra l'altro anche contro la bolla del pesco oppure con prodotti a base di polisolfuri a fine inverno.
I trattamenti estivi contro gli attacchi sui frutti vengono eseguiti in maniera discrezionale soltanto dopo aver valutato il tipo di pianta, l'andamento climatico e l'evoluzione del patogeno negli anni. In ogni caso questi trattamenti vanno eseguiti da tre a cinque settimane prima della raccolta dei frutti, con i seguenti prodotti:- Dicarbossimidi: Promicidone, Iprodione, Vinclozolina e Diclozolinate eventualmente miscelati con prodotti a base di Clortalonil o i Benzimidazolinici.
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco: che malattia l'ha colpito?
Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Umberto.
La malattia che ha colpito il suo albicocco si chiama Corineo. Le descriverò come questa di manifesta sulla pianta e i possibili mezzi di lotta per contrastarla.
CORINEO O GOMMOSI PARASSITARIA (Coryneum beijerinckii)
Classe: Deuteromiceti.
Ordine: Sphaeriales.
Famiglia: Xylariacee.Il corineo è un fungo molto polifago, in grado di attaccare quasi tutte le specie da frutto appartenenti alla sottofamiglia delle Drupacee (pesco, albicocco, susino, ciliegio e mandorlo).
Questa micosi, determina alterazioni molto specifiche a carico di:
- Foglie.
- Rami.
- Frutti.
Sintomi del Corineo sulle foglie
Sulle foglie la malattia si manifesta con delle alterazioni cromatiche che si presentano sotto forma di piccoli puntini di colore rosso - brunastro con alone giallastro, per poi estendersi all'intera lamina fogliare assumendo l'aspetto di aree tondeggianti di alcuni mm di diametro.
Successivamente queste aree con alterazione cromatica, necrotizzando si staccano dal lembo fogliare che risulta forato. Se l'attacco è forte e le aree necrotiche sono molte, la foglia risulterà pesantemente bucherellata o impallinata come se fosse stata colpita da pallini di piombo.
Sintomi del Corineo sui rami
Sui rami, il sintomo più rilevante è la comparsa di tacche depresse, tondeggianti, di colore brunastro con la parte centrale chiara. Queste tacche successivamente confluiscono in lesioni longitudinali necrotiche che si possono rompere trasformandosi in veri e propri cancri.
L'estensione di queste lesioni nel tessuto legnoso del ramo determina:
- Disseccamento dei rametti soprattutto quelli giovani.
- Indebolimento delle aree lesionate dal cancro con emissione di resina (gommosi) e incremento di suscettibilità della pianta ad altre malattie.
Sintomi del Corineo sui frutti
Sul frutto, il fungo si manifesta con l'insorgenza di tacche tondeggianti di colore bruno - rossastro con la parte centrale più chiara.
Se il frutto si trova in uno stadio di accrescimento più avanzato non solo la differenza cromatica tra il centro e l'esterno della tacca è più evidente, ma in corrispondenza delle lesioni si possono aprire delle fessurazioni più profonde a cui segue l'emissione di un essudato gommoso.
La lotta al Corineo è molto simile a quella effettuata per la Bolla del Pesco, perché i due funghi si sviluppano nello stesso periodo stagionale e in condizioni di temperatura e umidità similari.
Lotta al Corineo
La lotta può essere:
- Agronomica.
- Chimica.
- Biologica.
La lotta agronomica, prevede l'esecuzione di semplici pratiche agronomiche da eseguire nel corso della potatura invernale consistenti in operazioni di eliminazione dei rametti colpiti dai cancri provocati dall'azione del patogeno.
La lotta chimica contro il Corineo, è strettamente legata a quella della Bolla del Pesco, perché i due patogeni agiscono nello stesso periodo stagionale con condizione di temperatura e umidità similari.
Per questo la lotta consiste in due trattamenti preventivi, cadenzati secondo tale tempistica:
- trattamento eseguito alla caduta delle foglie a fine autunno (novembre/dicembre).
- trattamento eseguito a fine inverno (febbraio/marzo).
Sulle Drupacee, dove il processo di lignificazione dei giovani rametti avviene a fine autunno (es. albicocco, susino e ciliegio), si possono usare prodotti a base di rame che hanno un'azione più efficace rispetto ai ditiocarbammati (Ziram e Thiram).
In caso di un andamento stagionale con primavere umide e piovose che possono favorire ulteriori infezioni, i trattamenti preventivi fatti secondo le tempistiche non sono sufficienti a contenere lo sviluppo della malattia. In questi casi è necessario intervenire con prodotto a base di ditiocarbammati o prodotti sistemici a base di Ditianon anche con piante in fase di vegetazione.
Infine la lotta biologica al Corineo viene eseguita con le stesse tempistiche della lotta chimica abbinando all'utilizzo del rame la distribuzione della propoli agricola.
Ringraziandola della sua domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco con rami lesionati: devo intervenire?
Giuseppe di Firenze chiede:
Buona sera e grazie della vostra disponibilità. Vorrei sapere se queste lesioni sulla corteccia del ramo del mio albicocco, necessitano di un intervento e se si in che modo. Grazie ancora.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Giuseppe.
Le lesioni che vede sul ramo della sua pianta di albicocco dovute probabilmente ad un cancro o ad un danno da freddo, debbono essere curate e in particolar modo è necessario togliere tutto il legno che è stato attaccato e che in questo momento risulta morente o in fase di necrosi.
L’asportazione del legno morto deve andare avanti fino a quando non trova la parte verde che è sana. A quel punto è necessario che intervenga con un mastice cicatrizzante a base di rame che deve cospargere all’interno della ferita. Questo mastice oltre a favorire la cicatrizzazione della ferita, serve anche per disinfettare la pianta stessa ed evitare l'ulteriore diffusione dell’eventuale malattia.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco che non riesco a riprodurre: come mai?
Luciano di Varzi chiede:
Buongiorno, posseggo una pianta ottuagenaria di albicocco che produce frutti di ottima qualità. Vorrei riprodurre questa pianta ma da anni tento innesti su mirabolano senza successo, sia a occhio che a corona, anche per la scarsa qualità delle marze. Cosa mi consiglia di tentare? La margotta può essere una soluzione? Una potatura pesante della pianta potrebbe darmi getti migliori da utilizzare come marze o rischio di far seccare la pianta? Grazie per l'aiuto.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Luciano,
per innestare l'albicocco è consigliabile l'innesto a triangolo perché ha percentuali d'attecchimento superiori, comunque è sempre meglio farne almeno 3 perché le piante vecchie di albicocco hanno sicuramente difficoltà ad attecchire.
Si può tentare di fare una potatura un po' più radicale per avere dei rami più grossi e adatti all'innesto, ma se le punte dei rami sono grossi come una sigaretta vanno bene lo stesso. Occorre non esagerare con i tagli perché si rischia di dare il colpo di grazia ad una pianta che ha già delle difficoltà.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco di 30 anni: si può spostare?
Giuseppina di Albano laziale chiede:
Buongiorno, ho un albicocco di quasi 30 anni, volevo sapere se si può spostare, ho cambiato casa e vorrei portarmelo dietro, è fattibile? GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Giuseppina,
purtroppo una pianta da frutto di quell'età non è spostabile.
Soprattutto le drupacee (albicocco, pesco, e susino) non sopportano i traumi derivanti dal trapianto, per cui se interessa portare con sè la varietà si può innestare una nuova pianta con i rami della vecchia.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco con foglie bucherellate: causa?
Luca di Monteporzio chiede:
Salve, ho un albicocco che attualmente ha molti frutti ma che presenta anche molte foglie bucarellate come dalla foto. Quale potrebbe essere la causa? un insetto? GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Luca,
si tratta di Corineo, un fungo che può colpire l'albicocco.
Come molti funghi va prevenuto con i trattamenti a base di rame che si danno in inverno.
Il danno viene dato dalla riduzione della lamina fogliare, bisogna tenere conto però del fatto che con l'alzarsi delle temperature (e prima o poi si alzeranno) smette di colpire le foglie.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco carico di frutti e senza foglie: cosa fare?
Fabrizio di Asti chiede:
Buongiorno, gentilmente vorrei chiederle se mi può aiutare, il mio albicocco è carico di frutti ma quasi privo di foglie. Saprebbe dirmi cosa poter fare? GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera fabrizio,
il suo albicocco ha avuto un attacco di monilia per cui non è riuscito a far crescere tutte le foglie che doveva.
Occorre fare un trattamento fungicida senza rame per fermare l'infezione e tagliare i rametti che si sono seccati.
Inoltre la pianta non riuscirà a sopportare il carico di frutta per cui ne toglierei almeno la metà, lasciando le migliori, le meglio disposte e distanziate fra di loro altrimenti la pianta andrà in crisi ed in una alternanza di produzione.
In autunno occorrerà fare un trattamento rameico a caduta foglie da ripetere a metà inverno e subito prima della fioritura avendo cura di bagnare anche i rami più grossi.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco malato: di cosa si tratta e come curarlo?
Veronica di Briosco chiede:
Buongiorno, per cortesia, ho il mio albicocco malato: allego delle foto. Un lato è secco e nel tronco e rami ci sono dei buchetti come se all'interno ci fosse qualche animaletto che mangia. Come posso curare la pianta? Grazie in anticipo per la disponibilità.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissima Veronica.
La sua pianta di albicocco, è stata attaccata da una malattia chiamata Cancro delle Drupacee o più volgarmente chiamata Gommosi causata da un fungo patogeno, che porta al disseccamento dei germogli e dei rami legnosi.
L’insediamento degli insetti xilofagi che si nutrono del legno è semplicemente una conseguenza dell’attacco fungino che andando ad indebolire la pianta l’ha resa più suscettibile all’attacco degli insetti.
In questi casi lei dovrebbe procedere ad eliminare tutti i rami attaccati dal fungo e successivamente dagli insetti, lasciando soltanto il lato dove la pianta ha ricacciato ed è ancora viva.
I rami malati vanno preventivamente bruciati per evitare l’ulteriore diffusione della malattia e per sterilizzare il materiale rimasto.
Infine le ferite di potatura, debbono essere protette con del mastice cicatrizzante a base di rame, per favorire la cicatrizzazione delle ferite e disinfettare l’intera pianta.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco con tanti frutti e poche foglie: devo diradarli?
Filippo di Ancona chiede:
Salve, in questa stagione il mio albicocco ha prodotto molti fiori i quali hanno allegato quasi tutti e mi sono trovato con molti frutti sui rami. Avrei due domande al riguardo: 1. L'emissione delle foglie è stata molto scarsa se non nulla. Chiedo il perché e se riusciranno a sintetizzare abbastanza risorse per far vivere tutti i frutti. 2. Conviene effettuare un diradamento? Se sì, come? GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Filippo,
per fare una valutazione sul perchè il suo albero non ha prodotto foglie e se sono poche mi occorre una fotografia.
Se nel giro di una settimana o due non le emetterà, mi faccia sapere.
In ogni caso però le albicocche vanno diradate, di norma si considera un'albicocca ogni 8/10 cm sia per avere dei frutti di una grandezza adeguata sia per non esaurire la pianta e compromettere lo sviluppo dei prossimi anni.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocchi precoci: quale varietà affiancare per l'impollinazione?
Diomede di Catania chiede:
Buon giorno, in campagna ho diversi albicocchi precoci fioriscono nel mese di marzo, uno soltanto sterile fiorisce a scalare ad iniziare dai primi di aprile. Gradirei conoscere quale qualità di albicocco fertile, adatto al clima siciliano, che fiorisce nella stessa epoca, potrei affiancare per poter avere un'adeguata impollinazione? Grazie Cordiali saluti. DiomedeRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera Diomede,
come albicocchi che possono aiutare nell'impollinazione occorrerà utilizzare varietà coltivate in meridione come la Portici, Vitillo, Precoce d'imola, Pellechiella, Palummella, Boccuccia liscia.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco con poche foglie e tanti frutti: come mai?
Gianluca di Magenta chiede:
Albicocco con tanti frutti e poche foglie. Come mai?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Gianluca,
dipende dal fatto che la pianta anno scorso ha differenziato molte gemme a fiore e che durante la fioritura c'è sta un'ottima allegagione.
Occorre ridurre il carico di frutta, consiglio un'albicocca ogni 8/10 cm per evitare che la pianta si esaurisca e che quest'altr'anno non produca nulla.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco senza fiori e foglie: cosa posso fare?
Giovanni di Mascalucia chiede:
Salve mi trovo nel catanese a circa 400m di altitudine ed il mio albicocco di 4 anni ancora non si decide a partire. Non ci sono tracce né di foglie né di fiori né di seccume o altro. Insomma dopo i primi anni con zero problemi e con discreti risultati mi sembra di essere entrato nell'anno zero. Grazie anticipatamenteRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Giovanni,
se un albicocco non germoglia normalmente il problema deriva dalla Monilia o alle volte da un fungo radicale che come la monilia ostruisce la circolazione linfatica.
Se nel giro di 1 settimana o 2 non c'è traccia di vita direi che non c'è molto da fare.
Oppure prova a tagliare qualche rametto per verificare se c'è un risveglio linfatico, nel caso di legno che sembra asciutto penso che la pianta sia morta nel caso contrario prova a dare un irrigata per stimolare la pianta a germogliare.
Dopo un'invernata asciutta (è stata così anche in sicilia?) le piante potrebbero dimostrare sofferenza ritardando il risveglio.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco con cascola: quali sono le cause?
Raffa di Roma chiede:
Ho un albicocco da circa dieci anni, che non ha mai avuto una soddisfacente produzione in quanto la cascola dei frutti è quasi totale. Scorso anno a febbraio ho personalmente innestato ed ha attecchito (prima volta per me e che soddisfazione), una marza di altro albero su una branca rilevante, che quest’anno ha fruttificato abbondantemente (attualmente frutti di circa cm 3x5). Quest’anno ho provato ad innestare altre branche ma senza successo. Fatto è che il ramo innestato è favoloso mentre il resto della pianta pur producendo non allega e i fruttini, già di misura di cm.1,5x3, stanno cadendo totalmente, come gli scorsi anni. Quale può essere il motivo della cascola? Non penso sia dovuto a carenza di nutrienti visto le concimazioni effettuate e lo status del ramo innestato che è invece ottimale. Grazie per la risposta. Allego alcune foto.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Raffa,
le motivazioni per cui il tuo albicocco non produce secondo me sono diverse.
Il primo problema è dato dalla varietà che non è autofertile e quindi le albicocche non ben allegate non vanno a maturazione e con l'innesto della seconda varietà evidentemete autofertile il (secondo) problema si è accentuato squilibrando probabilmente anche la pianta che si trova con una metà che cresce e produce molto con una richiesta di linfa e nutrienti, molto diversa dall'altra metà che ha dinamiche molto diverse.
Probabilmente è meglio innestare tutta la pianta con la stessa varietà autofertile, nel frattempo diraderei le albicocche che allegano più abbondantemente.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco secco in più punti: di cosa si tratta?
Enrico di Morgano chiede:
Buongiorno. Ho piantumato questo albicocco 4 anni fa e quest'anno dopo una meravigliosa fioritura mi sono accorto che comincia a seccarsi in più punti. La stessa cosa mi è capitata ad altre piante negli scorsi anni (prima a un prugno, poi ad un ciliegio e l'anno scorso ad un melograno). Mi dicono che si tratta di malattia del rametto e che dipende dal tipo di terreno e che non c'è soluzione. Abito in una zona fertile, a 150 m dal fiume Sile, terreno argilloso e da sempre ci sono state piante da frutto che non hanno avuto mai problemi. La diagnosi è esatta? Quale soluzione posso adottare? Anche perché sono pronto a piantare altre piante da frutto ma non vorrei toccasse loro la stessa sorte. Grazie mille per l'aiuto.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Enrico,
la malattia che ha colpito il suo albicocco si chiama Monilia e colpisce tutte le Drupacee da frutto sopratutto in primavera quando i tessuti sono più teneri oppure attraverso i fiori. Il fungo entra dentro i tessuti e blocca la circolazione della linfa causando la morte di parti di ramo e germogli.
Non esiste una cura ma solo prevenzione: vanno fatti i famosi trattamenti rameici prima del germogliamento ed è consigliato portare via le foglie cadute durante l'autunno perché il fungo sverna all'interno delle foglie secche.
Esistono diverse specie di Monilia che colpiscono molte piante diverse ma tutte si curano nel modo che ho descritto.
Un aiuto indiretto lo dà una scarsa concimazione ed un'irrigazione limitata perchè un legno cresciuto più lentamente ostacola lo sviluppo del fungo all'interno della pianta.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocchi: sono incompatibili con gli agrumi?
Francesco di Catania chiede:
Buongiorno, gestisco 5 ettari di albicoccheto di 6 anni. Considerata la scarsa produzione e la naturale vocazione di quel terreno all'arancia rossa (piana di Catania, zona Sferro), vorrei piantare agrumi tra un sesto e l'altro. Qualcuno mi ha detto però che gli alberi di albicocco sono incompatibili con quelli di agrumi, inibensone ha sana crescita. È vero? GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Francesco,
Non conosco interazioni fra albicocco ed agrumi dal punto di vista della produzione di sostanze da parte delle radici ma piuttosto vedo difficoltà dal punto di vista pratico.
Per esempio tenere la giusta distanza fra le piante per dare la giusta illuminazione a tutte e due le specie, ma questo dipende ovviamente dal sesto d'impianto e poter gestire gli spazi durante la potatura, la lavorazione del terreno e la raccolta.
A parte comunque queste considerazioni pratiche, non conosco controindicazioni.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco: esiste una varietà a crescita lenta?
Ugo di Ravenna chiede:
Salve! Mi rivolgo a voi esperti per una domanda che mi sto chiedendo: tra i prunus selvatici mi chiedevo se ci sono delle varietà o piante di crescita lenta o molto lenta come porta innesti per innestarci un albicocco da poter metterlo su un balconcino piccolo, premetto che sono a conoscenza dei porta innesti compatibili e che sono pratico nella pratica degli innesti, ma dalle poche informazioni che ho trovato sui libri, ma che in internet non riesco a trovare. La varietà san giuliano sarebbe la più lenta a crescere e, dicono, per questo motivo poco utilizzata, e allora mi viene da pensare che forse si è data per persa, oppure il mirabolano clonale GF 31, ma come voi esperti sapete bene che a volta si usano anche intermediari, come nel caso del pero su melo si utilizza la cydonia, mi chiedevo se nella famiglia del genere prunus ci sia qualche prunus anche se non viene utilizzato in agricoltura, ma a scopo diciamo tra virgolette hobbystico, che comunque ci sia affinità anche se bassa, forse ho fatto una domanda difficile, lo so, ma chiedere per provare non costa nulla, anzi vi ringrazio per il vostro tempo dedicato e attendo un vostro consiglio al limite. Grazie e a presto!Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera Ugo,
a livello vivaistico, il portainnesto che si utilizza di più è appunto il Sangiuliano.
Per ottenere piante più piccole e divertirsi a fare dei piccoli esperimenti consiglio il prunus spinosa.
Ha una parziale compatibilità e quindi significa che può darsi che l'innesto non riesca, perchè l'affinità dipende anche dalla varietà di albicocco.
Un'altra possibilità potrebbe essere quella di utilizzare il susino ramassin da seme perchè è un prunus siriaca con una crescita massima di 2-2,5 m e quindi molto meno del mirabolano classico.
Per trovarlo bisogna cercarlo in piemonte meglio in provincia di cuneo dove si coltiva ancora per uso hobbystico.
Se gli esperimenti vanno a buon fine mi piacerebbe saperlo!
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco con corteccia malata: che trattamento fare?
Orietta di Pozzuolo del Friuli (Udine) chiede:
Buongiorno!! Ho un albicocco di 4 anni. Oggi ho notato la corteccia tutta sollevata...ho tirato e sotto ho trovato funghi, formiche e uova di parassiti in quantità che avevano rovinato tutto il tronco. Ho tirato via tutto ed è rimasto da una parte un pezzo di corteccia che ancora alimenta la pianta. Vorrei sapere come posso salvare questo albero che ora è pieno di frutti ma dispone di un terzo di corteccia; che trattamento le devo fare per permetterle di portare a termine il raccolto?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera Orietta,
In casi del genere occorre tenere la stabilità della pianta.
Ci vuole un sostegno che per qualche anno mantenga la pianta ferma fino a quando non riuscirà a rimarginare e a riformare il tronco dove manca.
Se questo non succederà allora il sostegno andrà mantenuto per tutta la vita della pianta.
Darei anche una spennellata di solfato di rame nella parte del legno scoperta per impedire il degradamento del legno.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco che non fa fiori da frutto: come mai?
Giovanni di Catanzaro chiede:
Ciao, ho un albicocco da tre anni e ogni anno fa moltissime foglie e rami ma niente (o quasi )fiori da frutto . L'anno scorso ho mangiato DUE albicocche!!Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Giovanni.
Non deve assolutamente preoccuparsi, perché una pianta di tre anni è ancora una pianta giovane e di conseguenza deve ancora formare lo scheletro su cui poi essa supporterà la produzione in fase adulta.
Per cui se la pianta, produce molti rami e foglie, ma pochi fiori e frutti è normale. Già il fatto che cominci a fare qualche frutto è il segno che la pianta sta passando alla fase adulta, ma deve ancora pazientare un altro po' affinché questa possa produrre dei frutti e quindi si raggiunga un equilibrio tra attività vegetativa (produzione di germogli, foglie e rami) e attività produttiva (produzione di fiori e frutti).
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco che fa pochi frutti: come mai?
Max di Cosenza chiede:
Salve, due anni fa ho piantato un albicocco in giardino, in questi due anni l'albero è cresciuto in maniera molto vigorosa, ramificando abbondantemente (adesso i rami raggiungono un'altezza di oltre 2 metri). Tuttavia sia l'anno scorso che quest'anno ha portato solo due-tre fiori a frutto e tutto il resto rami e foglie. Volevo sapere se fosse nella norma e se no da cosa potesse dipendere tale situazione. GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Max,
direi che è nella norma questo comportamento dell'albicocco.
Per frenarlo consiglio la piegatura dei rami invece che la potatura così il prossimo anno ci dovrebbero essere i fiori e poi le albicocche.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco con ferite e buchi: come salvarlo?
Francesca di Cuneo chiede:
Buongiorno, sono alle prime armi e sto cercando di recuperare alcune piante trascurate nel giardino della mia nuova casa. Vi mando le foto di un albicocco che presenta alcune ferite e anche dei buchini presumo per colpa di insetti. Vorrei sapere quali trattamenti naturali posso mettere in atto contro i parassiti, considerando che vorrei rimanere sul biologico, e se posso fare qualcosa per questo tronco mal ridotto, tipo con del mastice da potatura. Se sarete così gentili da aiutarmi vi manderò anche le foto delle foglie e dei frutti così da capire che malattie può avere, a cosa ho capito fa pochi frutti e cadono marci, ma mi è stato detto per colpa dei calabrone, di più ora non so. Grazie milleRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Buongiorno gentilissima Francesca.
La prima cosa che le dico di fare è di NON POTARE la pianta di albicocco, ma di aspettare la fine dell’estate, verso settembre. Questo perché rispetto ad altre piante da frutto, l’albicocco è molto sensibile ai tagli e quindi se potata nel momento in cui si potano le altre piante, può andare incontro ad una malattia che è la gommosi.
Per quanto riguarda il legno che è stato attaccato da agenti fungini e da insetti, le consiglierei di asportare tutta la parte legnosa che è stata compromessa e quindi malata, fino a quando non trova la parte che in questo caso è sana.
A quel punto, rimanendo sui prodotti biologici può optare verso l’uso di mastici cicatrizzanti abbinati al rame che hanno anche uno scopo disinfettante e cicatrizzante della ferita, oppure sempre un mastice cicatrizzante abbinato a farine fossili o argille naturali.
Mandi pure anche le foto delle foglie e dei frutti, per capire meglio insieme la problematica che la pianta presenta.
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco spezzato con macchia marrone: di cosa si tratta?
Manuela di Settimo Torinese chiede:
Buongiorno, il mio albicocco, molto bello, tutto fiorito, l'altro giorno improvvisamente è crollato. Il tronco sembrava tagliato di netto e all'interno c'era una macchia marrone. Cosa può essere?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Manuela,
direi che è un raro caso di disaffinità che si manifesta dopo anni.
Cioè, si tratta della situazione per cui selvatico ed innesto non riescono a saldarsi per impossibilità genetica ma, mentre di solito questa reazione si manifesta subito o molto presto, in alcuni casi si può manifestare dopo anni con un effetto strano perchè le due parti si staccano di netto come se non si fossero mai saldate cosa che invece c'è stata per qualche anno.
Cordiali Saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco non fa frutti: cosa fare?
Sara di Salò chiede:
Buongiorno, abbiamo acquistato la casa lo scorso anno e in giardino abbiamo un magnifico albicocco di circa 30 anni. Ci hanno riferito che non da più frutti da qualche anno ma al momento è in piena fioritura. Allego due foto dove si vedono due branche secche e quella ancora attiva con fioritura disomogenea. Come ci dobbiamo comportare?Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissima Sara.
L’albicocco, avendo in questo caso circa 30 anni, è da considerarsi vecchio e quindi in fase di senescenza, per questo andranno eseguiti dei tagli drastici allo scopo non solo di rinvigorire e ringiovanire la pianta, ma anche per fare in modo che la pianta produca rami giovani su cui si concentrerà la nuova produzione.
Però questo non è il periodo giusto per potarlo. Il periodo giusto per potarlo è versola fine dell’estate nel mese di settembre. Ovviamente le branche e rami secchi, si possono rimuovere ancora con l’accortezza di proteggere le ferite con del mastice protettivo.
Quindi potete togliere le parti secche non produttive, lasciando stare le altre. Le parti considerate vive dovranno essere potate a fine estate cercando di operare tagli di ringiovanimento per riportare la pianta a frutto e allo stesso tempo operare dei tagli di ritorno per abbassare la pianta.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco in fiore: si può potare?
Genny di Genova Italia chiede:
Si può ancora potare un albero di albicocche che sta facendo in alcuni rami i fiori?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Genny,
sì, l'albicocco anche se in fiore si può ancora potare ma occorre fare tagli più piccoli ed è necessario dare del rame sui tagli fatti per evitare che insorga la gommosi.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco che non cresce: come mai?
Nicolò di Fuerteventura/ Isole Canarie chiede:
Buongiorno io ho un problema praticamente il mio albicocco non cresce. L'ho piantato un anno fa, l'ho concimato bene lo seguo settimanalmente. Dove abito io non fa mai meno di 10 gradi, perché succede? La stessa cosa mi succede con un mandorlo... Potete darmi una dritta per favore? Parliamo di piante di 70cm senza foglie solo ramo principale diametro di un dito! Grazie, NicolòRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Nicolò,
temo non ci sia soluzione, perchè dove sono le tue piante è troppo caldo.
Le piante mediterranee hanno bisogno di temperature al di sotto di 7°C per un certo periodo pena l'impossibilità di maturare le gemme e l'infertilità dei fiori.
È un fenomeno che le piante hanno che si chiama appunto fabbisogno in freddo: ogni specie ha il suo bisogno più alto nel melo e più basso nell'albicocco ma comunque presente in tutte. Nell' albicocco varia da 350 a 700 ore di freddo l'anno a seconda della varietà.
Questo è il motivo per cui nei paesi tropicali non esistono i nostri frutti.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Innesti piante da frutto: qualche consiglio?
Marino di Cuneo chiede:
Volevo fare 2 domande: 1) se innesto ora un albicocco su susino selvatico, appena finita la gelata del terreno, posso spostare tale pianta in altro posto? Devo innestare su tronco principale? Se sì, quante marze devo mettere tenendo conto che il diametro del tronco è di 18 mm e a che altezza? Oppure posso innestare i 3 rami di diramazioni? 2) Vorrei innestare pesco su pesco selvatico ma il tronco di quello selvatico è basso con tre bei rami, posso innestare sui rami di diramazione? Grazie e cordiali saluti.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Marino,
per quanto riguarda il pesco direi che è meglio innestare tutti e tre i rami.
Per l'albicocco invece consiglio di effettuare prima lo spostamento e poi di innestare perchè il rischio di spostarla o danneggiarla mi sembra alto per cui meglio prima fare lo spostamento oppure nel frattempo che è fuori terra innestare il susino e poi appena fatto l'innesto mettere a dimora la pianta.
Il susino selvatico mi sembra di un diametro ottimale per cui utilizzerei solo una marza con 3-4 gemme in modo che se l'attecchimento prosegue speditamente si riescono a fare subito le branche del futuro albero.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco: come riconoscere un succhione?
Giuseppe di Forlì chiede:
Buongiorno, volevo sapere se mi potete dare un consiglio di come riconoscere un succhione su un albicocco. GrazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Giuseppe.
Di solito i succhioni sono rami a legno vigorosi che nascono a partire dal tronco o dalle branche di una pianta.
Si riconoscono facilmente, perché i succhioni hanno un portamento assurgente, cioè vanno diritti verso l’alto, sono rami giovani molto vigorosi con corteccia di colore rossastro e a volte dotati di spine.
Ringraziandola della domanda, le porgo i miei Distinti Saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Potatura albicocco: quando farla?
Stefano di Busto Arsizio chiede:
Non avendo potato l'albicocco a settembre, posso farlo dopo febbraio?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Stefano,
sì la potatura dell'albicocco si può fare ancora, tenendo d'occhio le temperature e il risveglio della pianta.
Meglio anticipare se arriverà prima la primavera, e poi subito dopo consiglio un trattamento a base di rame per disinfettare i tagli fatti.Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Innesto a corona albicocco su mandorlo: come farlo?
Antonio di Grecia, Atene chiede:
Salve, vorrei effettuare un innesto A CORONA marze albicocco sul portainnesto di mandorlo selvaggio. Quando lo posso effettuare? Prima della fioritura del mandorlo? Quando raccogliere le marze di albicocco?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera Antonio,
la raccolta degli innesti è bene farla ora che le piante sono in riposo.
L'epoca dell'innesto è prima del risveglio della pianta da innestare.
Farei un innesto con tagli il più piccoli possibile poichè il mandorlo potrebbe emettere una sostanza gommosa che comprometterebbe la riuscita dell'operazione, e poi non so quanta affinità d'innesto ci sia fra mandorlo e albicocco.
Vorrei sapere fra qualche mese come è riuscito l'innesto.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Innesto albicocco su mandorlo: quando farlo?
Antonio di Grecia, Atene chiede:
Salve, voglio innestare albicocco sul portainnesto di mandorlo selvaggio quando lo posso effettuare? Prima della fioritura del mandorlo? Quando raccogliere le marze di albicocco?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Salve,
il periodo per l'innestatura a marza è proprio in queste settimane, trattandosi di albicocco sarebbe bene falo prima che la pianta si risvegli.
Per cui è bene raccogliere le marze prima possibile e tenerle in un ambiente molto fresco (al limite anche in frigorifero) e poi innestarle entro la metà di marzo.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocco: come velocizzare la cicatrizzazione dopo la potatura?
Marco di Livorno chiede:
Buongiorno, ho un albicocco e purtroppo abbiamo eseguito una potatura invernale qualche giorno fa. Chiedevo qualche consiglio per velocizzare la cicatrizzazione, grazie. MarcoRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buonasera Marco,
occorre dare del rame (solfato o poltiglia bordolese) nella dose più alta consigliata nella confezione del prodotto che lei userà.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Albicocca: dove si acquistano i portainnesto?
Max di Tatti chiede:
Dove posso comprare i portainnesto per albicocco?Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Max,
i portainnesti delle piante da frutto si acquistano da un vivaista frutticolo.In romagna siamo diversi, ma sicuramente ne esistono anche in altre parti di'Italia.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
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Un fulmine ha spezzato un albicocco molto vecchio: cosa fare?
Anna di Genova chiede:
Ieri un fulmine mi ha spezzato questo albicocco che avrà forse più di 80 anni, cosa posso fare per salvarlo??Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Anna,
i consigli che darò non so se saranno utili perchè se la pianta ha subito una scarica elettrica violenta non è detto che si possa riprendere, fatta questa premessa io farei così: ripristino della verticalità della pianta per quanto possibile senza rompere ulteriormente il tronco con un sostegno che servirà diversi anni;
potatura decisa lasciando circa il 40% dei rami con foglie, cercando di alleggerire la struttura dell'albicocco ed inoltre se le interessa preservare la varietà consiglio di prelevare quest'inverno delle marze per innestare una nuova pianta, perché un danno del genere è comunque irreparabile e se anche la pianta si riprenderà avrà comunque una speranza di vita di molto breve. Dispiace perchè se aveva così tanti anni era veramente un'esemplare.Cordiali saluti
Samuele Dalmonte -
Albicocco: protuberanza sul tronco, cos'è?
Claudia di Cerveteri chiede:
Buongiorno vorrei sapere cos'è questa protuberanza che ha il mio albero di albicocco di circa 40 anni che fa molte albicocche e apparentemente sta bene. GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Claudia,
questo è un caso veramente particolare che si può verificare nel mondo vegetale, e cioè che la protuberanza è il sintomo di un'infezione del cosiddetto tumore causato da un batterio (agrobacterium tumefacens) che in alcuni casi può causare la morte o dei danni ingenti alla pianta colpita ma altre volte no, c'è uno sviluppo abnorme di un tessuto indifferenziato che però non pregiudica la vita e lo sviluppo della pianta, come nel suo caso.
Penso che l'infezione ci sia stata al momento dell'innesto perchè il tumore è al livello dell'innesto (quella linea di discontinuità orizzontale che presenta il tronco). In teoria il tumore può accompagnare la vita della pianta per cui non occorre fare niente e non si può fare niente poichè tutta la pianta è infetta, quindi quando si procede alla potatura dell'albicocco occorre disinfettare le forbici e sarebbe bene bruciare tutte le ramaglie prodotte con la potatura.
Cordiali saluti, -
Albicocco nato da seme in vaso che sta seccando sempre di più: come posso recuperarlo?
Fabio di Pomezia chiede:
Buonasera a tutti! Ho una domanda riguardo un albicocco nato da seme, piantato per caso e sbocciato nei primi di maggio. Era nato vicino alla lavanda, quindi intorno ai primi di luglio, visto che era troppo esposto al vento l'ho travasato e per un mese e mezzo buono sembrava aver ripreso la crescita dopo un iniziale fase di stress. Ultimamente, viste le piogge frequenti, deve aver risentito dell'umidità del terriccio, inoltre non avevo l'argilla espansa per cui si trova senza un drenaggio appropriato (è in un vaso abbastanza capiente). La mia domanda è: c'è possibilità di recuperarlo visto che avvizzisce ogni giorno di più? Grazie del vostro tempo e dei vostri consigli!Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Fabio,
bisogna mettere assolutamente del drenaggio nel terriccio perchè l'albicocco non ama il terreno umido.
Consiglio un po' di rame per far indurire i rametti dell'albicocco e poi quest'inverno la piantina va tenuta all'aperto ma non deve subire temperature al di sotto dei 5/6 gradi sotto zero e poi sarebbe bene porlo a dimora in terra.
Cordiali salutiSamuele Dalmonte
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Giovane albicocco che dopo buoni raccolti quest'anno non si è ancora svegliato: come mai?
Francesco di Roma chiede:
Ho un giovane albicocco 7/8 anni che dopo soddisfacenti raccolti, quest'anno non si è ancora svegliato, nemmeno un accenno. Forse la gelata recente, non ha segni di seccume, malattia od altro. Posto in un giardino cittadino. L'unica ragione che mi son fatto sono i troppi complimenti dell'ultimo squisito raccolto. Posso accontentarmi? Grazie del parere che vorrete darmi.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Francesco.
L'albicocco è una pianta che ha la tendenza ad andare in alternanza di produzione con un anno di carica e un anno di scarica, soprattutto quando in concomitanza della fioritura arrivano delle gelate primaverili o tardive.La gelata, distruggendo i fiori e i giovani frutticini, impedisce alle sostanze nutritive di poter essere accumulate nelle gemme a fiore per il prossimo anno. Di conseguenza l'anno successivo avremo la produzione di molto legno, germogli e foglie (anno di scarica).
In quest'anno però la maggior parte delle riserve nutritive verranno invece messe a disposizione delle gemme a fiore e l'anno ancora dopo avremo invece molti fiori e frutti (anno di carica).
Questo comportamento è tipico dell'albicocco, soprattutto in concomitanza di eventi metereologici
avversi.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.Fabio Di Gioia
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Albicocco con gemme e foglie che sono diventate mosce: come mai?
Daniela di Roma chiede:
Vorrei sapere se posso fare qualcosa per il mio albicocco che pur avendo fatto le nuove gemme e le foglie ora sono già tutte mosce.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Moreno.
La malattia che ha colpito le sue piante di albicocco è sicuramente la Monilia, di cui le descriverò i sintomi e gli eventuali metodi di lotta.MONILIOSI
(Monilia laxa e Monilia fructigena)
Classe: Ascomiceti
Ordine: Helotiales
Famiglia: Sclerotiniacee
Le Moniliosi son due funghi diversi tra di loro che attaccano piante appartenenti alle Drupacee, alle Pomacee ma anche alle specie ornamentali con sintomi specifici:
a) Sui frutti si verificano marciumi molli con successiva mummificazione.
b) Sui giovani germogli e rametti, provocano cancri localizzati e il disseccamento della cima con rammollimento delle foglie. In questa fase il fungo entra nel corso della fioritura.
Spesso il marciume dei frutti è determinato sia dalla Monilia laxa che dalla Monilia fructigena sia nelle Drupacee che nelle Pomacee, mentre i cancri rameali e il rammollimento fogliare che si verifica solo nelle Drupacee è determinato solo dalla Monilia laxa.Sintomi sui frutti
Possono essere colpiti in ogni stadio di sviluppo anche nella fase di post - raccolta durante la conservazione. Il sintomo è uguale per tutti e due i funghi e si manifesta con un rammollimento di una parte del frutto per poi estendersi del tutto e provocare il marciume dell'intero organo. Nella fase finale quando il marciume è esteso, compaiono esteriormente in corrispondenza delle aree colpite le fruttificazioni del patogeno che saranno diverse a seconda della specie considerata.
1) Monilia laxa
Si forma uno strato più o meno compatto di una muffa grigiastra più o meno concentrico
2) Monilia fructigena
Si formano degli strati di muffa di colore ocra - nocciola, disposti a cerchi concentrici (per questo si chiama anche muffa a circoli).Le fruttificazioni esterne del patogeno e il loro accrescimento segue il fotoperiodo (alternanza giorno/notte) con la muffa che si forma durante le ore di luce.
I frutti che sono stati colpiti vanno incontro ad una completa marcescenza oppure soprattutto nei primi stadi disidratarsi, trasformandosi in mummie secche che spesso rimangono attaccate alle piante, rappresentando un pericoloso mezzo di reinfestazione e diffusione del patogeno per l'anno successivo. La mummificazione può riguardare anche i frutti già marciti per successive disidratazioni, mentre durante la conservazione in magazzino in condizioni di carenza di luce può comparire un marciume nero senza la comparsa della tipica muffa della Monilia.Sintomi sui germogli e sui rami
L'attacco su questi organi è più frequente specialmente sull'albicocco, nelle pesche nettarine e sulle percoche ed è sostenuto solamente dalla Monilia laxa.
L'attacco si verifica all'inizio della fioritura in primavera specialmente durante periodi umidi e piovosi. Il sintomo tipico di questo attacco è rappresentato da un improvviso collasso della parte distale del rametto e cui fa seguito un rammollimento e successivo imbrunimento e necrosi di fiori e foglie che assumono una colorazione rossastra pur rimanendo attaccate ai rami.
Sui rametti poi si formano delle piccolo tacche depresse in senso longitudinale che evolvono in cancri con produzione di gomma. I fiori e gli eventuali frutticini appena allegati mummificano ricoprendosi di un feltro grigiastro.
Trascorsa la fase acuta, la pianta di solito reagisce riformando parte del rametto perduto con spreco energetico e stress dovuto ai danni già subiti.Lotta alle Moniliosi
E' essenzialmente di due tipologie:
a) Agronomica
b) ChimicaLotta agronomica
Prevede delle pratiche di tipo preventivo atte a ridurre il potenziale di inoculo e favorire buone condizioni di vita della pianta. Le pratiche consistono in:
- Potature di rimonda dei rametti colpiti dai cancri da eseguire subito dopo l'attacco.
- Eliminazione delle mummie e dei frutti marci sia quelli attaccati ai rami che quelli presenti a terra.
- Potature di produzione invernali che mantengono la chioma ben areata.
- Evitare irrigazioni sovrachioma durante la maturazione dei frutti.
- La tecnica colturale della raccolta e conservazione del frutto deve evitare il più possibile eventuali ferite e lesioni ai frutti.
Lotta chimica
Può essere eseguita sia contro i cancri rameali (primavera), sia contro gli attacchi ai frutti (estate). Nel primo caso si esegue solamente sulle piante molto sensibili ai cancri primaverili. Si consigliano per questo 2/3 trattamenti preventivi durante le seguenti fasi:
- 1° Trattamento: Fase dei bottoni rosa.
- 2° Trattamento: Fine fioritura.
- 3° Trattamento: All'allegagione soprattutto se permangono condizioni atmosferiche e termo igrometriche di clima umido e piovoso.
I prodotti da utilizzare sono:
- Benomyl, Carbedazim, Triforine e Tiofanato metile
- Dicarbossimidi: Promicidone, Iprodione e Vinclozolina.
- Triazoli: Propioconazolo, Bitertanolo, Penconazolo e Esaconazolo.
Questi prodotti, possono essere miscelati anche con altri ad azione preventiva come Thiram o Clortalonil.
Le infezioni da Moniliosi, possono anche essere controllate in parte anche con dei trattamenti preventivi a fine inverno con prodotti a base di Ditiocarbammati (Ziram o Thiram), che agiscono tra l'altro anche contro la bolla del pesco oppure con prodotti a base di polisolfuri a fine inverno.
I trattamenti estivi contro gli attacchi sui frutti vengono eseguiti in maniera discrezionale soltanto dopo aver valutato il tipo di pianta, l'andamento climatico e l'evoluzione del patogeno negli anni. In ogni caso questi trattamenti vanno eseguiti da tre a cinque settimane prima della raccolta dei frutti, con i seguenti prodotti:Dicarbossimidi: Promicidone, Iprodione, Vinclozolina e Diclozolinate eventualmente miscelati con prodotti a base di Clortalonil o i Benzimidazolinici.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.Fabio Di Gioia
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Albicocco perde i frutti quando sono ancora piccoli: quali possono essere le cause?
Giovanni di Gioia Tauro chiede:
Ho degli alberi di albicocco che fioriscono regolarmente, allegano i frutti, e dopo pochi giorni, quando i frutticini sono di circa 1 cm di lunghezza, si staccano dal peduncolo e cadono fino anche a non rimanerne per niente (cascola frutticini). Un agronomo al quale ho posto il problema mi ha detto che sicuramente è la bolla a causare questo problema. ma osservando le foglie io di bolla non ne vedo. Secondo lei quali potrebbero essere le cause? graizeRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Giovanni.
La cascola dei frutticini nella sua pianta di albicocco non è da imputare alla bolla, in quanto questa malattia colpisce solamente il pesco e non l'albicocco.
Più che altro questa cascola vistosa di frutticini, è più che altro imputabile ad una carenza di azoto N del terreno, oppure ad una gelata tardiva che colpisce la pianta nel suo periodo più delicato che è la fase di fioritura e allegagione dei frutti.Se riesce a notare anche un ingiallimento fogliare è probabile che si tratti di una carenza di azoto e allora in quel caso deve intervenire con dei concimi specifici preferibilmente per via fogliare in modo da risolvere la problematica in tempi brevi.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.Fabio Di Gioia
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Alberi di albicocche: queste varietà sono autofertili?
Lisa di Bergamo chiede:
Buongiorno, nel mio giardino ho 2 piante di albicocco che al momento dell'acquisto avevano frutti, ma poi l'anno successivo non hanno fruttificato. Non ho eseguito potatura e hanno fatto una regolare fioritura. Le varietà sono: Goldrich (Sungiant) e Luizet. Volevo sapere se sono autofertili e, in caso negativo, non avendo altre varietà presenti, volevo sapere se vi sono speranze di vederle fruttificare nei prossimi anni. GrazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissima Lisa.
Nell'albicocco non esistono assolutamente casi di sterilità dei fiori, quindi la mancata produzione di frutti non è imputabile a casi di sterilità suddetti, quindi tali varietà sono totalmente autofertili. Piuttosto quello che c'è da dire è che l'albicocco è molto sensibile alle gelate tardive primaverili soprattutto se si tratta di varietà precoci come quelle che lei ha indicato. I fiori dell'albicocco sono molto sensibili alle gelate tardive primaverili, in quanto vanno a distruggere i tessuti fiorali maschili e femminili, provocando aborto e cascola (carpoptosi).Questo comportamento innesca in seguito il fenomeno dell'alternanza di produzione, perché siccome tutte le energie e sostanze nutritive si era concentrate nella formazione dei fiori e dei frutti, il danno da freddo crea uno scompenso ormonale e nutrizionale impedendo la formazione delle gemme a fiore l'anno successivo e dando luogo appunto all'alternanza produttiva con un anno di carica alternato ad un anno di scarica. Quindi le piante fruttificheranno ad anni alterni. Soltanto un attenta e corretta potatura sarà in grado di ripristinare la regolarità produttiva attenuando il fenomeno dell'alternanza di produzione.
Ringraziandola della domanda, la saluto crdialmente.Fabio Di Gioia
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Pianta di albicocco potata: è normale che quest'anno produca di meno?
Stefano di Castelfranco Emilia chiede:
Ho una pianta di albicocco che l'anno scorso ha fatto circa 12 kg di albicocche. A dicembre l'ho potato togliendo rami che entravano in casa anche per dare forma e i rami nuovi detti succhioni credo. La mia domanda quest'anno visto che aprile è più fresco e poco sole può influire sulla fruttificazione o è normale un anno carico e un anno scarico di frutti? GrazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Stefano.
Intanto le dico già da subito che potare un albicocco a dicembre è una cosa errata, perché soprattutto se il periodo è freddo e piovoso le ferite che cicatrizzando in maniera non opportuna possono essere una via d'ingresso per alcuni parassiti fungini come ad esempio la gommosi. Il periodo migliore per procedere alla potatura dell'albicocco è il mese di settembre alla fine della stagione vegetativa.Dalle foto allegate inoltre noto molto bene che ci sono rami e altre parti di branche completamente secche. Evidentemente il periodo di potatura non idoneo ha influito sulla comparsa di questo malattia.
Il fatto che il clima sia più fresco e con poco sole influisce poco sulla fruttificazione, invece l'alternanza di produzione a cui spesso l'albicocco è soggetto è data da fattori di natura climatica come le gelate tardive. Questo perché il freddo tardivo andando a bruciare e provocare la cascola dei fiori, determina un'alterazione fisiologica della pianta e quindi tutte le riserve nutrizionali che dovevano essere messe a disposizione per la fruttificazione dell'anno successivo, vengono invece utilizzate per la formazione di nuovi rami e foglie.
In questo modo nel periodo primaverile - estivo, non si formano le gemme a fiore ma solo quelle a legno, determinando l'anno successivo la produzione di molti rami e germogli e pochi frutti (scarica). Tuttavia però successivamente le riserve nutritive accumulate verranno invece messe a disposizione per la formazione delle gemme a fiore, determinando l'anno seguente la produzione di molti fiori e frutti e pochi germogli e rami (carica). Questo ciclo si ripete nel tempo a meno di non intervenire con delle potature mirate atte ad attenuare questo fenomeno e a far si che la fruttificazione sia sempre più o meno costante nel tempo.
Il 15/07/2018, Fabio Di Gioia risponde:
Salve di nuovo signor Stefano.
Per quanto riguarda l'albicocco le accortezze che voglio dirle è cercare di potarlo il meno possibile, per evitare la diffusione di una malattia a cui è sensibile e che è chiamata gommosi. E se deve proprio procedere con la potatura la esegua alla fine della stagione vegetativa verso settembre quando ancora ha le foglie, quando fa ancora caldo e le ferite provocate possono rimarginarsi velocemente.
Le ferite più grosse vanno coperte con del mastice protettivo a base di rame, il quale oltre a rimarginare velocemente la ferita ha la funzione di disinfettare gli organi legnosi e tenere lontani i patogeni fungini.
Ringraziandola ancora della domanda, la saluto cordialmente.Fabio Di Gioia
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Albicocco che ha fiorito per metà: cosa fare? Potare la parte fiorita o aspettare?
Franco di Guidonia Montecelio (RM) chiede:
Avendo reciso una parte di radici, l'anno scorso, dopo aver concimato l'albero di albicocco, quest'anno la fioritura è avvenuta per metà albero. Adesso cosa faccio, aspetto sperando che torni a fiorire con il tempo, o devo togliere la parte non fiorita? Aggiungo che l'albero è grande (30 anni), e l'eventuale taglio delle parti "morte" renderebbero mutilato e antiestetico questo glorioso albero che per tanti anni ci ha regalato i migliori frutti del vicinato.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Franco.
Se nota che la parte dell'albicocco che non è fiorita, tra circa un mese non ha germogliato e sviluppato nemmeno una foglia, a quel punto è necessario rimuovere la parte che è seccata lasciando quella sana avendo l'accortezza di spalmare sulla ferita del taglio effettuato del mastice allo scopo di favorire la sua cicatrizzazione e impedire la penetrazione di eventuali parassiti.
La parte sana continuerà a germogliare e a sviluppare normalmente anche se metà della pianta secca verrà tolta.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.Fabio Di Gioia
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Albicocco pellecchiella: con quale pianta posso innestarla?
Vincenzo di Napoli chiede:
Per l'albicocca pellecchiella, quale pianta mi consiglia per poi innestare?Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Vincenzo.
Per quanto riguarda l'albicocco varietà Pellecchiella, è possibile innestare su di esso o un'altra varietà di albicocco oppure una varietà di susino, della quale risulta molto compatibile.
È necessario in questo caso eseguire un innesto a marza tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo, prelevando le marze nel periodo tra gennaio e febbraio e porle in frigoconservazione ad una temperatura tra i 7 e 10 gradi, avvolte in un telo di plastica nero e messe all'interno di sabbia umida e torba.
Dopodiché al momento dell'innesto, prelevarle dal frigo e procedere all'innesto a corona, sul portinnesto che debba avere un diametro di almeno 5 cm al fine di poter innestare più marze possibile e avere una maggiore percentuale di attecchimento.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
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Quando è possibile potare l'albicocco?
Claudio di La spezia chiede:
Buonasera volevo sapere se posso potare ora l'albicocco, e se no quando va potato? GrazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Claudio.
L'albicocco al pari del ciliegio, è una specie arborea da frutto che risente molto dei tagli di potatura essendo suscettibile ad una malattia chiamata cancro rameale che volgarmente è conosciuta con il nome di gommoso, termine derivante dalla resina emessa dal legno a seguito delle ferite lasciate con i tagli.
Quindi non va assolutamente potato nel periodo invernale (come le altre specie da frutto), in quanto dalle ferite di potatura potrebbe verificarsi lo sviluppo di questa patologia soprattutto in concomitanza di un clima umido e freddo.
Il periodo migliore per procedere alla potatura dell'albicocco è la fine dell'estate nel mese di settembre prima della caduta delle foglie, quando ancora le giornate sono calde e le ferite di potatura sono più facilmente rimarginabili con minore suscettibilità al cancro rameale.
La potatura in questo caso deve essere indirizzata verso tagli di ritorno che hanno funzione di abbassare l'altezza delle piante, uniti a tagli di sfoltimento per togliere i rami in concorrenza o in sovrannumero.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
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Albicocco che a dicembre emette foglie: come mai e cosa fare?
Alessandro di Comano (MS) chiede:
Salve, ho una pianta di albicocco che su un ramo sta già facendo le foglie, volevo sapere se possibile il motivo ed eventualmente il rimedio.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Alessandro.
E' un fenomeno direi molto insolito per questa stagione osservare una pianta di albicocco che su un ramo tende a germogliare quando dovrebbe essere invece completamente a riposo.
Ma ormai non mi stupisco più di niente, perché con i cambiamenti climatici in atto ormai da tempo, l'estate e l'autunno caldo e siccitoso del 2017 e gli sbalzi di temperatura degli ultimi giorni è più che normale che le piante abbiano perso la loro cognizione del normale orologio biologico e dei ritmi naturali quando nel mese di dicembre dovrebbero avere perso le foglie ed essere a riposo.
Il motivo di questo germogliamento anticipato secondo il mio parere è da ricercare nella mancata dormienza delle gemme di quel ramo.
Quando le gemme (a legno e/o a frutto), si formano nella stagione vegetativa dell'anno (giugno - luglio) per poi schiudere l'anno successivo, il loro mancato germogliamento all'inizio è dovuto alla competizione nutrizionale che gli organi in vegetazione svolgono nei loro confronti, in un secondo momento è dovuto all'accumulo di un ormone inibitore chiamato ABA (acido abscissico) che induce dormienza endogena, in ultima fase verso gennaio - febbraio (prima della loro apertura) è dovuto alla presenza di fattori ambientali non ancora favorevoli al germogliamento (dormienza esogena o quiescenza).
Il fatto che su di un ramo alcune gemme siano germogliate, significa che al loro interno non si è accumulato abbastanza ABA, in maniera tale da bloccare la loro apertura e indurre una vera e propria dormienza.
Questo fatto, oltre ad esporre la pianta ai danni da freddo, potrebbe determinare un consumo di sostanze nutritive (es. zuccheri, e proteine), accumulate negli organi di riserva (legno e radici) che sarebbero invece fondamentali per la differenziazione a fiore delle gemme e la fruttificazione dell'anno successivo.
Quello che deve fare in questo momento, sono due cose:- Togliere il ramo
- Togliere i germogli che si sono formati
Se volesse togliere il ramo, mi raccomando di disinfettare la zona di taglio e la ferita aperta con del mastice protettivo per non provocare la penetrazione di parassiti fungini o batterici e quindi l'insorgenza del cancro delle drupacee che si manifesta con l'insorgenza della tipica gommosi.
Se il problema dovesse ripetersi su altri rami, a quel punto la pregherei di contattarmi di nuovo attraverso il portale perché in quel caso sarà necessario rivedere qualcosa sulla nutrizione della pianta che magari potrebbe essere squilibrata.
Ringraziandola della domanda e rimanendo a disposizione per monitorare la situazione, la saluto cordialmente.Fabio Di Gioia
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Albicocco: qualè il portainnesto più adatto?
Michele di Cerignola chiede:
Buonasera, vi porgo questa domanda: sul portainnesto gf posso innestare l'albicocco? GrazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Michele.
Il portinnesto GF (che immagino intenda sia il GF 677), non è adatto per innestarci sopra varietà di albicocco. Di seguito le indicherò quali portinnesti sono quelli invece più idonei per l'albicocco:- Franco da seme di albicocco, caratterizzato da:
- buona affinità d’innesto
- buona adattabilità ad ogni tipo di terreno soprattutto quelli siccitosi e calcarei
- buona produzione di frutta
- scarsa attitudine pollonifera
- buona vigoria e una notevole longevità alle piante
Tuttavia le piante innestate sul franco presentano una più lenta entrata in produzione, una notevole suscettibilità al ristagno idrico e ai nematodi del terreno.
- Mirabolano da seme, caratterizzato da:
- scarsa attitudine pollonifera
- buona vigoria e adattabilità ai terreni calcarei
Rispetto al franco da seme di albicocco, essendo anche più tollerante al ristagno idrico del suolo, induce una più precoce entrata in produzione della pianta, garantendo nel contempo una produzione più omogenea.
- Manicot GF 1236, portinnesto franco da seme di albicocco migliorato che ha la caratteristica di:
- essere vigoroso
- presenta una buona affinità d’innesto con le maggior parte delle varietà coltivate di albicocco
- rapida messa a frutto delle piante, quindi
- buona produttività e uniformità
È però sensibile al ristagno idrico del terreno.
- Mirabolano 29 C, portinnesto clonale ottenuto per talea o per micropropagazione, è caratterizzato da:
- una buona vigoriauna
- scarsa attitudine pollonifera
- buona resistenza al ristagno idrico
- buona affinità d’innesto
- precoce entrata in produzione delle piante
- MRS 2/5, un portinnesto clonale di mirabolano propagato per talea o micropropagazione, con:
- scarsa attitudine pollonifera
- vigore medio
- media resistenza al ristagno idrico
per questo è indicato per i terreni più fertili. Non è indicato però per terreni siccitosi e calcarei.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Fabio Di Gioia
- Franco da seme di albicocco, caratterizzato da:
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Pianta di albicocco tagliato in seguito a danneggiamento: quota da risarcire?
Lorella di Roma chiede:
Purtroppo non ho nessuna foto del mio meraviglioso albicocco di circa 25 anni che arrivava a più di 3 metri da terra, e che per una manovra maldestra di un camion entrato nel mio giardino per fare uno scavo, gli è stato reciso un ramo importante (era il mese di novembre). Nonostante ho provveduto a mettere una medicina indicatami dal vivaio in zona, l'albicocco si è seccato e ho dovuto tagliarlo; la ditta che ha effettuato lo scavo è disposta a risarcirmi, le chiedo tra un minimo e un massimo, quanto può valere una pianta nella media come gliel'ho descritta? Grazie del suo aiutoRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissima Lorella.
Per poter valutare il danno accidentale in questo caso, causato alla sua pianta di albicocco è necessario fare una stima ben precisa di quello che è accaduto tenendo conto anche della perdita produttiva di frutti che è stata arrecata.
La cosa migliore da fare, è prendere contatto con un agronomo o perito specializzato in valutazioni e stime di beni, affinché sia in grado di determinare l'effettiva indennità che la ditta di scavo che ha arrecato il danno le dovrà risarcire.
Le chiederei gentilmente per questo di tenermi costantemente informato qualora riuscisse a trovare una persona esperta in stime e in caso contrario posso cercare anche di indirizzarla personalmente su una persona a me fidata.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
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Pianta di albicocco malata: cosa devo fare?
Niccolò di Grimaldi chiede:
Buongiorno, ho questo albicocco, di cui allego foto, che ha qualche malattia o comunque è in stato di sofferenza. Mi chiedevo se voi poteste consigliarmi qualche rimedio che lo faccia tornare in salute. Se possibile nessun prodotto chimico/sintetico. Grazie. Il 06/10/17 Niccolò chiede: Buongiorno, grazie per la risposta. In effetti in estate la pianta è stata trascurata e a settembre l'ho innaffiata una volta ogni due giorni se non una volta al giorno. Precedentemente su quello spazio c'era cemento sul quale è stata messa della terra.Penso che ci sia la possibilità che esista un ristagno; come posso scoprirlo? In attesa di una risposta porgo cordiali saluti.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo Niccolò.
Analizzando in maniera dettagliata le foto che lei ha allegato, posso affermare che lo stato di sofferenza che ha colpito la sua giovane pianta di albicocco, è da attribuirsi a più cause correlate tra di loro.
Intanto la cosa più evidente, è che la pianta ha sicuramente sofferto di un danno causato da eccessiva insolazione amplificato dalle elevate temperature estive, assieme probabilmente a degli stress idrici. Il sintomo più evidente, in questo caso, è rappresentato dalle ustioni a carico della zona marginale delle foglie, soprattutto di quelle poste sulla parte alta più a contatto diretto con i raggi del sole, dove si denota il tipico disseccamento a cui sono andate incontro.
Successivamente a questo stress dovuto ad una probabile insolazione unita alle elevate temperature, si è sommato un altro stress, in questo caso dal punto di vista idrico, causato quando a condizioni di carenza idrica, si è susseguita repentinamente una condizione di eccesso idrico. Si denota infatti il tipico ingiallimento e arrossamento e leggero accartocciamento fogliare, causato proprio da condizioni idriche anomale. E' probabile inoltre che sulla pianta siano intervenuti infine anche dei patogeni di tipo fungino.
Tuttavia per essere meglio sicuri di quello che sta accadendo e quindi per identificare al meglio la causa, prima di fornirle un rimedio certo, le chiederei gentilmente alcune cose:- Con quanta frequenza irriga la pianta?
- Che tipo di terreno è quello su cui è coltivata la pianta?
- Il terreno va incontro a ristagni idrici?
Rimanendo in attesa di ulteriori delucidazioni per identificare meglio la causa e ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Il 06/10/17 Fabio Di Gioia risponde:
Salve di nuovo gentilissimo Niccolò.
La ringrazio intanto per aver preso in considerazione le domande che le ho posto al fine di poter identificare al meglio la causa della sofferenza della pianta.Come sospettavo (anche se avevo bisogno di una sua conferma), la pianta ha sofferto di uno stress idrico dettato dal fatto che in estate è stata trascurata e quindi ha sofferto di una carenza idrica prolungata, alternata poi ad un periodo di frequenti irrigazioni che hanno determinato un eccesso idrico (lo dimostra il fatto che la pianta veniva bagnata ogni due giorni o una volta al giorno dopo un periodo molto secco).
Inoltre se in quella zona dove ora è coltivata la pianta prima c'era del cemento, significa che sotto probabilmente c'è uno strato compatto che impedisce all'acqua di defluire negli strati profondi, creando un ristagno sotterraneo.
In questi casi, è necessario che lei apra una buca nella zona vicino alla pianta in prossimità delle radici e osservare se ci sono strati compatti o residui di cemento. In quel caso è oltre a togliere il cemento, dovrebbe mescolare assieme alla terra, ghiaia e sabbia che hanno la funzione di rendere più soffice il terreno e al tempo stesso agevolare il drenaggio delle acque.
Ad ogni modo la cosa da fare prima e immediatamente è quella di sospendere le irrigazioni, soprattutto se il terreno si mantiene umido a lungo e c'è tendenza al ristagno idrico.
Ringraziandola ancora e rimanendo in attesa di sapere l'evoluzione della pianta, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
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Pianta di albicocche colpita da Cladosporiosi: come curarla
Roberto di Fano (Pesaro-Urbino) chiede:
Salve, vorrei sapere come trattare i miei albicocchi per evitare che i frutti abbiano quei puntini rossi che si vedono nella foto che ho allegato. Grazie.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Roberto.
La malattia che ha colpito i frutti della sua pianta di albicocche, si chiamata Cladosporiosi.CLADOSPORIOSI
(Cladosporium carpophilum)
Classe: Ascomiceti.
Ordine: Dothideales.
Famiglia: Dothideacee.
La Cladosporiosi dell'albicocco, è una malattia fungina che colpisce principalmente la superficie esterna dei frutti, attraverso lo sviluppo di macchie di colore rossastro confluenti tra di loro e caratterizzate da una zona marroncina all'interno (come è evidente dalla foto allegata).
Si tratta principalmente di una malattia che produce un danno solamente estetico e quindi non grave per i frutti, in quanto va ad alterare la colorazione della buccia dei frutti senza avere conseguenze sulla produzione e sulla vitalità della pianta. Per cui in condizioni normali, se l'attacco non è intenso si tende a non intervenire per contenerla.
In caso invece di condizioni meteorologiche di clima piovoso e fresco, la malattia tenderà ad evolvere in uno stadio più avanzato e gli attacchi risulteranno più forti e intensi, potendo avere delle ripercussioni anche sulla produzione dei frutti.
In questi casi si consiglia di intervenire con almeno due trattamenti preventivi attraverso l'impiego di anticrittogamici a base di rame cadenzati in due volte nel corso della stagione, ovvero:1) Prima dell'apertura delle gemme e alla ripresa vegetativa (febbraio);
2) In fase di post allegagione (marzo - aprile).
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.Fabio di Gioia
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Potatura dell'albicocco: quale il periodo migliore?
Saverio di Roccello Ionica chiede:
Quest'anno ho comprato un albicocco nel mese di luglio con 4 frutti, l'ho piantato nel vaso grande e il venditore mi ha detto per la potatura da novembre in poi e pieno di foglie posso potarlo ci sono delle cime abbastanza alte, posso accorciarle?Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Buonasera gentilissimo signor Saverio.
Prima di parlare del periodo potatura albicocco, alcuni aspetti importanti da considerare su questa pianta da frutto.
L'albicocco è una specie arborea da frutto molto suscettibile ai tagli provocati a carico del legno, soprattutto se la potatura viene eseguita in pieno inverno nel mese di gennaio e febbraio quando è freddo.
Il legno dell'albicocco infatti, è molto sensibile all'attacco dei parassiti fungini tra cui quelli agenti del cancro rameale, in particolare quando si va ad intervenire su elementi legnosi di una certa entità e grandezza.
Per queste motivazioni il periodo migliore per intervenire con la potatura dell'albicocco è il mese di settembre poco prima che la pianta perda le foglie ed entri in riposo, per due motivi:- Per non favorire lo sviluppo dei nuovi germogli a partire dalle zone di taglio, il quale allungherebbe troppo il periodo vegetativo della pianta esponendola ai danni da freddo eventualmente anticipati.
- Per proteggerla dall'attacco degli agenti di cancro rameale, in quanto essendo una stagione ancora un pò calda ma non ancora fredda, le ferite riescono meglio cicatrizzare impedendo l'entrata dei parassiti al suo interno.
Per questo è assolutamente sconsigliabile potare la pianta da novembre in poi, proprio per le motivazioni esposte sopra. L'eventuale periodo più umido e freddo, non favorisce la normale cicatrizzazione delle ferite, esponendola ai danni a carico del legno.
La potatura in questo caso, come ha già lei indicato nella domanda, deve infatti limitarsi a leggeri tagli di alleggerimento della chioma allo scopo di abbassarla e all'eliminazione di qualche ramo che può risultare in competizione con altri o in sovrannumero, evitando interventi troppo intensi che potrebbero indurre un eccessivo sviluppo vegetativo della pianta a discapito della produzione.
Se può interessarle un approfondimento, più sotto le elenco una serie di risposte legate all'albicocco.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. - Per non favorire lo sviluppo dei nuovi germogli a partire dalle zone di taglio, il quale allungherebbe troppo il periodo vegetativo della pianta esponendola ai danni da freddo eventualmente anticipati.
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Albicocchi: trattamenti rameici anche in luglio?
Carlo di San Sebastiano da Po chiede:
Avevo dimenticato di chiedere se i trattamenti rameici o con Ziram su albicocchi malati posso effettuarli anche ora 16/07/17. Posso acquistare agrofarmaci professionali in quanto munito di patentino. GrazieRisponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno sign. Carlo
I trattamenti fungicidi si possono effettuare anche con le alte temperature, ma bisogna considerare che oltre i 27-29 gradi non c'è sviluppo di funghi e quindi non necessariamente i trattamenti hanno effetto perchè i funghi stessi sono in stasi.Normalmente si fanno trattamenti fungicidi dopo le piogge o quando le temperature si abbassano.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte -
Cosa succede al mio albicocco? Qual è la patologia?
Roberto di Fano (Pesaro-Urbino) chiede:
Salve, ho raccolto albicocche come quella della foto ovvero macchiata, e un tecnico della Bayer che ha visitato il mio frutteto familiare mi ha diagnosticato la Sharka 8 con le relative gravi conseguenze). Ha detto però che la conferma della patologia l'avrei avuta riscontrando le stesse macchie "vaiolose" sul nocciolo che però non ci sono (foto). Cosa succede al mio albicocco? Qual'è la patologia? Grazie.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Roberto.
La malattia che ha colpito la sua pianta e frutti di albicocco, fortunatamente non si tratta della temuta malattia virale chiamata Sharka o vaiolatura ad anello e la conferma appunto lei l'ha avuta osservando i noccioli delle albicocche, in quanto non presentano la tipica macchia ad anello con alone intorno che identifica chiaramente la virosi.
In questo caso la malattia in questione si chiama Cladosporiosi o Nerume dei frutti (Cladosporium carpophilum).
Ovviamente il nerume dei frutti evolve soltanto in uno stadio avanzato di attacco e nel caso di condizioni meteorologiche di clima piovoso e fresco. In altri casi il danno si limita soltanto a delle macchie di colore rossastro confluenti tra di loro (come indicato da foto allegata).
Si tratta quindi semplicemente di una malattia fungina che arreca soltanto un danno estetico quando l'attacco risulta ridotto e limitato.
In casi di attacchi più forti e intensi sui frutti, si consiglia di eseguire almeno due trattamenti con anticrittogamici a base di rame cadenzati in due volte nel corso della stagione, ovvero:
1) Prima dell'apertura delle gemme e alla ripresa vegetativa (febbraio).
2) In fase di post allegagione (marzo - aprile).
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco produce pochi frutti:come mai? Quando devo potarla?
Cristoforo di Pancalieri chiede:
Come mai ogni anno le piante di albicocco hanno una fioritura rigogliosa però poi di frutta ne raccolgo pochissima se non addirittura niente? È vero che la potatura si deve eseguire dopo la raccolta con ancora le foglie??Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Cristoforo.
Il fatto che le sue piante di albicocco, siano piene di fiori in primavera e poi la fruttificazione sia scarsa o addirittura assente, può essere imputabile a varie cause:
1) Danno da freddo primaverile
L'albicocco avendo una fioritura precoce, è molto sensibile al danno da freddo primaverile il quale oltre a colpire i fiori provocandone la loro distruzione, può agire ancora più negativamente sui frutti in fase di post allegagione
determinando delle cascole vere e proprie e a volte abbondanti.
2) Alternanza di produzione
Si manifesta quando ad un anno di carica (con abbondante produzione di fiori e frutti e scarsa produzione di foglie e germogli), si verifica un anno di scarica (con abbondante produzione di foglie e germogli e scarsa produzione di fiori e frutti).
Nell'albicocco molto spesso il fenomeno dell'alternanza di produzione, viene innescato frequentemente dalle gelate primaverili, le quali determinando la distruzione dei fiori vanno a determinare un esaurimento delle riserve nutrizionali per favorire l'emissione di nuove parti vegetative.
L'anno successivo la pianta non avendo accumulato i nutrienti necessari alla differenziazione a fiore delle gemme, produrrà abbondante fogliame e pochi frutti e di conseguenza l'inizio del fenomeno dell'alternanza di produzione.
3) Eccessiva carica di frutti
Anche in questo caso troppi frutti presenti sulla pianta in un determinato anno, favorisce un esaurimento delle riserve nutrizionali le quali non potranno essere messe a disposizione per la produzione l'anno successivo.
Nel caso di un eccessiva carica di frutti, si ritiene necessario intervenire con il diradamento dei frutti che oltre a migliorare la pezzatura e la qualità dei frutti rimasti, permetterà una migliore ripartizione delle sostanze nutritive per la produzione dell'anno successivo.
Riguardo alla sua ultima domanda in cui chiede se la potatura dell'albicocco vada fatta ancora quando sono presenti le foglie, le rispondo che è vero perché questa specie è molto sensibile ai cancri del legno provocati dai tagli eseguiti nel periodo invernale soprattutto su organi legnosi di una certa dimensioni che possono far fatica a cicatrizzare, determinando la diffusione di malattie fungine con il progressivo deperimento della pianta.
Ringraziandola della sua domanda, la saluto cordialmente.Dr. Fabio Di Gioia
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Varietà albicocca più precoce e gustosa? Mi hanno suggerito la varietà Mikado
Salvo di Sicilia chiede:
Buongiorno, per l'estremo sud delle Sicilia (zona con scarso numero di ore di freddo) quale qualità di albicocca risulta la più precoce e gustosa? Mi hanno suggerito la "MIKADO", chiedo conferma od altra qualità. Nel caso di una qualità che abbia bisogno di impollinatore, qual è il più indicato?Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Salvo.
Effettivamente la varietà Mikado è una nuova varietà di albicocca di origine spagnola, molto precoce per la maturazione dei frutti, in quanto caratterizzata da un basso fabbisogno in freddo delle gemme come è richiesto appunto per l'ambiente pedoclimatico della Sicilia e in generale per le regioni meridionali dell'Italia.
La varietà Mikado inoltre, è autofertile con un portamento della pianta semi - eretto capace di produrre un'abbondante quantità di frutti, poco soggetti alla cascola e quindi capaci di permanere a lungo sulla pianta.
Questa varietà non ha bisogno di nessun tipo di impollinatore, perché autofertile e quindi capace di auofecondarsi autonomamente senza ricorrere alla consociazione con varietà diverse.
Ringraziandola della domanda, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Albicocco: fuoriuscita secrezione gommosa dal tronco, come curarlo?
Carlo di San Sebastiano da Po chiede:
Da un punto del tronco del mio albicocco fuoriesce secrezione gommosa ed il colore delle foglie non è verde brillante. Età 4 anni. Che prodotti devo usare per guarirlo? Ho regolare patentino per fitofarmaci. Grazie.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Salve,
per manifestazioni di sofferenza come da lei descritta inizierei con un trattamento a base di rame (in qualsiasi forma).
Nel caso non bastasse provi con un fungicida acrupico di copertura tipo ziram o simili.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte -
Il mio albicocco ha 40 anni, devo pensare che seccherà e morirà?
Armando di Sant'Oreste chiede:
Buongiorno, ho visto la risposta del 26/04/2017 del Sig. Fabio Di Gioia sulla vita dell'albicocco. Nel 2018 saranno 40 anni che l'ho piantato e tutt'ora è rigoglioso e mette (non esagero) un quintale di albicocche alternando l'anno; devo pensare che è prossimo a seccare e morire visto gli anni? Grazie per la rispostaRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve Signor Armando.
Sono contento che abbia apprezzato tanto la risposta che ho dato giorni fa riguardo la pianta di albicocco e il ciclo vitale che può avere.
Ad ogni modo in quella risposta non avevo detto che il ciclo vitale di un albicocco dura 20 - 30 anni e basta. Ma in realtà in quel caso veniva specificata la vita produttiva della pianta ossia la capacità che essa possiede di poter esplicare al meglio la sua produzione di frutti e mantenerla nel tempo.
Questo non significa che passati 30 anni la pianta muoia del tutto. Ne è la conferma la sua delle pianta, dove la vita produttiva è arrivata a quasi 40 anni.
La durata media produttiva di 20 - 30 anni, è riferita agli impianti di tipo intensivo e industriale con specie innestate su portinnesti più deboli, con elevate densità d'impianto e utilizzo elevato di input energetici (es. concimi e antiparassitari).
In impianti familiari ed estensivi, con piante innestate su portinnesti vigorosi, con ridotte densità d'impianto e ridotto utilizzo di prodotti chimici di sintesi, la vita produttiva può allungarsi anche fino a 50 - 60 anni.
Quindi se si tratta di una pianta che gode di ottima salute ed è produttiva, questa avrà un ciclo vitale essenzialmente più lungo.
Ci sono tuttavia delle condizioni stressanti per la pianta (es. freddi primaverili, elevata umidità dell'aria e del suolo, potature drastiche e non corrette, attacco di parassiti), che possono interferire negativamente sul ciclo vitale della pianta, in quanto vanno ad introdurre in essa delle sollecitazioni tali da ridurre la vita produttiva anche al di sotto dei 20 anni.
In tutti gli altri casi per specie allevate in ambienti familiari, non sottoposte a stress e in impianti di densità modeste, la pianta può superare tranquillamente anche i 40 anni.
Ringraziandola della domanda e rimanendo a disposizione per risolvere altri quesiti, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche. -
Quanti anni vivono le piante di Albicocco?
Giovanni di Zanica chiede:
Buongiorno, abito in provincia di Bergamo (zona pianura) e avendo una pianta di albicocco volevo sapere qual è la durata di questa pianta; mi hanno detto che la pianta di albicocco vive al massimo 5-6 anni. GrazieRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Buongirono gentilissimo signor Giovanni.
Assolutamente no. Non è vero che la pianta di albicocco ha una vita media di 5 - 6 anni.
Di solito 5 - 6 anni ci vogliono come minimo affinché essa possa entrare in produzione, soprattutto quando innestata su portinnesti franchi.
Nel caso di innesto su portinnesti clonali, l'entrata in produzione può avvenire già al 3° - 4° anno.
A livello naturale e spontaneo, l'albicocco è una specie arborea longeva e di medio sviluppo il che significa che se le condizioni ambientali sono favorevoli può avere una vita media anche di 20 - 30 anni.
Quello che c'è da dire tuttavia è che l'albicocco è una specie molto sensibile alla gelate primaverili a causa della sua fioritura precoce e all'eccessiva umidità dell'aria e del terreno.
Queste condizioni ambientali, causano degli stress tali da indurre non solo l'alternanza di produzione dei frutti ma anche un incremento di incidenza delle malattie della pianta soprattutto a carico del legno rappresentate principalmente dai cancri rameali.
Inoltre la specie mal tollera potature intense, soprattutto nel periodo invernale le quali oltre ad esporre la pianta ai citati cancri rameali a carico del legno, inducono gommosi e delle ferite che fanno difficoltà a cicatrizzare.
Ecco in questi casi, la pianta potrebbe avere un ciclo vitale più ridotto arrivando al massimo ad avere una durata di circa 10 anni. Ma se le condizioni agronomiche e ambientali sono idonee, la sua vita è molto più lunga.
Ringraziandola della sua domanda, le porgo Distinti saluti.Dr. Fabio Di Gioia
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L'albicocco Portici necessita di una varietà impollinatrice per produrre frutti?
Ciro di Castel San Giorgio chiede:
Salve, ho un albicocco della varietà "Portici", non ancora produttivo (credo di 3-4 anni). In più occasioni mi è stato detto che per per fruttificare esso necessita di una varietà impollinatrice. E' corretta questa affermazione? E se si, potete indicarmi la varietà da piantare per tale scopo? Grazie.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno,
per quanto mi risulta la cultivar Portici è autofertile , per cui non vedo necessità di impollinatori.
Cordiali salutiSamuele Dalmonte
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Albicocco: come eliminare gli animaletti sulle foglie?
Alfredo di Cosenza chiede:
Prima di tutto grazie per questo servizio. Ho questo problema a primavera sulle prime foglioline di albicocco c'è un animaletto che rosicchia intorno al germoglio senza tagliarlo completamente comunque facendolo rinsecchire con grave danno alla crescita dell'albero. Non sono riuscito a trovare una soluzione. Le sarei grato se potesse darmi qualche consiglio. Saluti AlfredoRisponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve gentilissimo signor Alfredo.
L'insetto che rosicchia i suoi germogli di albicocco e di pero, facendoli seccare si chiama:
TIGNOLA DELLA FRUTTA (Recurvaria nanella)Ordine: Lepidotteri.
Famiglia: Gelechidi.Si tratta di un insetto abbastanza diffuso in Italia ed estremamente polifago, ossia capace di attaccare varie specie arboree (es. melo, pero, pesco, albicocco, ciliegio, castagno ecc.).
Difficilmente raggiunge popolazioni in grado di provocare massicce infestazioni a carattere epidemico. Ma in così particolari e in annate particolarmente miti soprattutto in primavera, può diventare aggressivo ed estremamente pericoloso.
Il danno è dovuto all'attività della larve che si presentano di colore giallo - verdastro, con capo scuro e una dimensione di 6/7 mm di lunghezza.
Questo danno, si manifesta:
a) Sulle gemme
Non ancora schiuse, vengono divorate dall'interno svuotandole completamente.
b) Sui germogli
Vengono erosi a partire dall'esterno e circondati di fili fatti di seta che li deformano.
c) Sui frutticini
Formano delle piccole gallerie superficiali.
d) Sulle foglie
Si verifica principalmente in piena estate, quando le larve prodotte in quel periodo, scavalco delle gallerie sottili e ramificate, senza provocare danni importanti.
La lotta alla tignola della frutta, si esegue per prima cosa andando a monitorare la popolazione dell'insetto e a fare campionamenti di germogli e piccoli getti apicali, allo scopo di definire la densità della popolazione, stabilire la % d'attacco è il momento più giusto per seguire i vari interventi.
Si può effettuare:
1) Campionamento
Consiste principalmente nel controllo dei germogli apicali, in modo da intervenire soltanto quando la percentuale degli organi attaccati supera il 10%.
Il controllo è utile per evidenziare le larve svernanti e quelle di 1 generazione. Il trattamento si esegue solo al superamento della soglia.
2) Monitoraggio
Vengono impiegate delle trappole sessuali, messe nel frutteto verso la fine di marzo, in una quantità di 1/2 ad ettaro (ha).
In questo caso la soglia d'intervento è 7/10 adulti catturati per trappola per ogni settimana.
Gli interventi di natura chimica, si eseguono:
- Dopo circa 4/6 giorni al superamento della soglia d'intervento utilizzando prodotti a base di Azinfosmetile; Triclorfon; Quinalfos; Diazinone.
- Dopo circa 2/3 giorni utilizzando prodotti a base di Fosalone.
Gli interventi di natura biologica, si basano invece su:
- Utilizzo del Bacillus thuringensis, da impiegare al risveglio vegetativo della pianta, per prevenire l'attacco a carico dei germogli e in piena estate per controllare l'attacco fogliare.
In naturale, l'unico insetto parassitoide che si è dimostrato utile nel contenere gli attacchi di tignola della frutta, è un insetto appartenente all'ordine degli imenotteri chiamato: Paralitomastis varicornis.
Ringraziandola per la semplicità e rimanendo in attesa per risolvere altri dubbi, la saluto cordialmente.
Dott. Fabio Di Gioia -
Albicocco non produce frutti: quale può essere la causa?
Federico di Lecce chiede:
Buonasera, sono un appassionato di giardinaggio e ho scaricato e letto con piacere, di recente, l'e-Book sull'albicocco del sig. Dalmonte. Grazie mille innanzitutto per questi contenuti che fornite gratuitamente a noi appassionati. Approfitto dell'esperto per porgli una domanda. Ho 2 alberi di albicocco che non hanno ancora prodotto frutti. Quali cure o trattamenti posso effettuare, per favorire la crescita delle albicocche. C'è qualche segreto particolare? Grazie mille al sig. Dalmonte per la risposta.Risponde l'espertoSamuele Dalmonte
Buongiorno Federico,
Per poter dare indicazioni più precise avrei bisogno di qualche informazione in più. Quanti anni hanno le piante? Mi sa dire il nome della o delle varietà? Sono piante che crescono, fioriscono, hanno avuto potature?
Indipendentemente dalle informazioni che le ho richiesto direi comunque che molto probabilmente la mancanza di frutti dei suoi albicocchi dipende dalla potatura oppure dalla mancanza di insetti impollinatori (ma sarebbe strano), associata ad un'incompatibilità fra le due piante, poichè a Lecce ci dovrebbe essere un clima adatto all'albicocco e quindi non penso ci siano problemi sanitari che precludono la fruttificazione.
Cordiali saluti
Samuele Dalmonte
Vivaio Fruttidoro -
Albicocco appassito e seccato: qual è la ragione? Cosa posso fare?
Martino di Rimini chiede:
Ho un albicocco in un terreno vicino al fiume a Santarcangelo. Ai primi di giugno di quest'anno tutto ad un tratto è appassito e si è seccato nel giro di una settimana. L'unico dubbio che ho avuto è che l'aiutante fosse passato troppo vicino alla pianta con la zappatrice e avesse toccato le radici da una parte (perchè dall'altra non era passato). Secondo voi, cosa è successo?Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve Martino.
Le cause che hanno portato ad un veloce disseccamento della pianta di albicocco sono in questo caso due (e gliele spiegherò in maniera chiara):
1) Eccesso di umidità del terreno
Come ha ben descritto nella sua domanda, la pianta in questione è vicina ad un fiume e quindi in una zona molto umida. L'albicocco è una specie da frutto che preferisce essere impiantata in zone collinari, laddove vi sono terreni più sciolti, ricchi di scheletro e di natura sabbiosa, quindi più drenanti e meno soggetti al ristagno idrico.
Nei terreni argillosi, pesanti e soggetti al ristagno idrico l'albicocco può subire condizioni di stress e andare incontro a marciumi radicali che possono determinare il veloce deperimento della pianta.
Inoltre è una pianta che soffre molto il freddo primaverile. Le gelate che avvengono in concomitanza della fioritura, possono distruggere i frutticini appena allegati, ridurre la produzione dei frutti e generare il fenomeno dell'alternanza di produzione. Ecco perché in questo caso si preferisce coltivarlo in collina, piuttosto che nelle pianure o ancor peggio nei fondovalle.
2) Lavorazioni superficiali
L'albicocco è una specie da frutto, che possiede un apparato radicale molto esteso in superficie, ma poco profondo. Basti pensare che alcune delle radici arrivano soltanto a 10 cm di profondità.
Se le lavorazioni del terreno, e in particolare quelle svolte mediante l'impiego di fresatrici o zappatrici, vanno troppo in profondità, si può verificare la rottura di una parte dell'apparato radicale con conseguente interruzione dell'apporto di nutrimento alla pianta e quindi un suo veloce disseccamento.
Tornando al caso in questione, è evidente che la coltivazione delle pianta indicata in un ambiente molto umido vicino ad un corso d'acqua a cui si è aggiunto successivamente il danno provocato dagli organi lavoranti a carico delle radici, ha sviluppato una stress tale da determinare il veloce deperimento dell'albicocco.
Se in futuro volesse impiantare, una nuova pianta di albicocco sullo stesso terreno, le consiglierei di:
a) Cercare di migliorare la natura del suolo attraverso l'apporto di sostanza organica che permette di evitare il ristagno di umidità e quindi facilitare il drenaggio delle acque;
b) Migliorare il drenaggio delle acque in superficie, anche non necessariamente ricorrendo all'installazione di una rete drenante, ma ponendo per esempio, nella buca dove andrà ad impiantare la nuova pianta, della ghiaia o dei ciottoli che hanno come funzione quella di agevolare lo smaltimento delle acque in eccesso;
c) Impiegare portinnesti di albicocco che non siano il franco da seme di albicocco (Prunus armeniaca) in quanto resistente alla siccità ma molto sensibile al ristagno del terreno, ma ricorrere all'impiego del mirabolano da seme MSR 2/5 (Prunus cerasifera), più adatto per i terreni fertili e ricchi di acqua di pianura;
d) Scegliere varietà più tardive di albicocco (es. Pisana o Tardiva Agostana), che fioriscono leggermente in ritardo e quindi riescono a sfuggire meglio ai danni dovuti alle gelate primaverili.
Per qualsiasi domanda o dubbio, può sempre scrivermi o contattarmi senza problema.
Ringraziandola della domanda le porgo i miei distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche -
Albicocco: innaffiature annuali
Filippo di Licata (AG) ITALIA chiede:
Buongiorno, volevo sapere qual è il fabbisogno idrico, in forma annuale, di un pianta di Albicocco di anni 4 che va in produzione da metà Maggio a metà Giugno. Mi chiedevo anche quale deve essere la corretta distanza tra un'irrigazione ed un'altra.Risponde l'espertoFabio Di Gioia
Salve signor Filippo.
L'albicocco è una specie arborea da frutto, che a differenza di altre varietà fruttifere, non ha delle elevate esigenze idriche, perché porta a maturazione i frutti prima dell'arrivo della stagione asciutta estiva. Tuttavia però negli ultimi anni, è stato visto che l'apporto di acqua, soprattutto nel periodo di accrescimento del frutto, può favorire un miglioramento della produzione.
Mediamente il fabbisogno idrico dell'albicocco nel periodo maggio/settembre varia intorno ai 2000 m3/ha. Il fabbisogno idrico annuale deve essere calcolato nei periodi compresi tra la fine della primavera e la fine dell'estate.
Il periodo in cui l'apporto idrico svolge i maggiori benefici, è quello nella fase di post-raccolta, perché favorisce la normale formazione delle gemme a fiore, riducendo la normale tendenza della specie all'alternanza di produzione. In questa fase l'intervallo che deve trascorrere tra un intervento idrico e l'altro (chiamato "turno irriguo" e non "distanza"), è compreso tra 2/3 interventi cadenzati in base al tipo di terreno e al clima.
Sono da evitare le carenze idriche in fase di maturazione del frutto, perché possono ridurre le qualità organolettiche, così come sono da evitare sia gli eccessi idrici che le somministrazioni irregolari di acqua alla pianta (alternanza troppo secco/troppo umido), perché possono essere causa di fenomeni di marcescenza, spaccature e cascola dei frutti.
Ringraziandola della sua domanda, le porgo i miei distinti saluti.
Dott. Fabio Di Gioia
Specializzato nel recupero e valorizzazione di varietà vegetali antiche