Semina delle piante da frutto: quale terreno scegliere
Per la semina diretta in pieno campo, si dovrà optare verso la scelta di un terreno sciolto, fresco ma non umido, fertile e ricco di acqua. Nel corso delle lavorazioni di campo è opportuno anche distribuire e successivamente interrare eventuali concimi preferibilmente di natura organica.
Nel caso invece di semina in cassoni con letto caldo si deve avere molta attenzione nel cercare di curare bene il drenaggio del terreno nel fondo del cassone. Per cui al di sopra dello strato di drenaggio, va disteso uno strato di circa 20 cm di terriccio su cui effettuare la semina. Al momento della semina, si procede all'interramento della semente che può essere fatto a spaglio, a strisce oppure a righe. Dal punto di vista generale la semina a righe consente meglio di eseguire le successive cure alle piantine, soprattutto per quelle che vi restano per tempi lunghi all'incirca 1-2 anni.
La semina in cassette e/o plateaux, segue gli stessi principi già enunciati per la semina a righe, con l'unica differenza che le ridotte dimensioni del supporto di semina permettono un'elevata flessibilità del sistema.
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Densità di semina
Questo parametro deve essere calcolato di volta in volta seconda dei casi e a seconda della specie che viene seminata. I fattori di cui bisogna tener conto per determinare la densità di semina sono:
- Dimensioni del seme
- Potere germinativo del seme
- Sviluppo atteso delle piantine
A titolo di esempio ricordiamo che per il melo e per il pero vengono ritenuti sufficienti 2-3 kg di seme per ogni 100 mq di semenzaio, mentre per il pesco si possono seminare da 200 a 300 kg di seme ogni 100 mq. Per le piante da alto fusto (castagno, noce) la semina viene fatta a file (1-1,2 m tra le file, 8-10 cm sulla fila).
Cure alle piantine
Le cure constano di una serie di operazione agronomiche volte all'ottenimento di piantine sane, sufficientemente rigogliose ed in numero adeguato per unità di superficie. Tra le cure più importanti ricordiamo la lotta alle erbe infestanti (la scerbatura fatta a mano), il drenaggio delle acque, l'apporto razionale dell'acqua d'irrigazione e la somministrazione di eventuali concimi organici.
Tutti questi interventi variano in funzione del tempo di permanenza previsto delle piantine in semenzaio.
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Questo articolo è stato scritto da Fabio_DiGioia
Fabio Di Gioia è nato a Montelupo Fiorentino nel febbraio del 1980, da una famiglia caratterizzata da una lunga e radicata tradizione contadina. Esperto di recupero e valorizzazione delle varietà vegetali antiche.
Dal 2010 a oggi organizza corsi e seminari sulle buone pratiche di conservazione e coltivazione delle varietà antiche vegetali sia in ambito erbaceo e orticolo che arboreo e frutticolo.
Lo scopo principale del suo lavoro è quello principalmente di recuperare le varietà locali e poterle reinserire in un contesto agricolo e produttivo, verso tutti coloro come le aziende agricole credono sempre di più nelle potenzialità di questo settore.
Blog: fabio13280 - fabio13280.wordpress.com