Microgiardini: tutto il tuo amore in poco spazio
L'arte della miniaturizzazione del giardino
Che cosa sono i microgiardini?
Non esiste una definizione ufficiale, pochi metri quadri in piena terra possono essere intesi come un “microgiardino”, ma anche un piccolo balcone con piante coltivate in vaso può esserlo, e possiamo andare oltre, estendere il significato di giardino e rimpicciolire lo spazio fino a includere un piccolo contenitore con del muschio.
(Foto a sx: by www.petit-arbre.com)
Anche se sembrano una novità, non lo sono affatto: sia in Oriente che in Occidente troviamo esperienze di miniaturizzazione del giardino e delle piante con una lunga tradizione (tutti abbiamo presente i bonsai). Addirittura i Penjing cinesi e i Saikei giapponesi sono dei veri e propri micropaesaggi.
Sicuramente più facili e accessibili, ma sempre molto suggestivi, sono i kusamono e i kokedama.
Il Kusamono (草物), traducibile come “Oggetto erbaceo” (kusa = erba + mono = cosa), è una pianta erbacea o arbustiva, singola o in composizione con altre, coltivata in vaso e curata in modo da avere un aspetto “maturo” e armonioso, in equilibrio tra vigore e fragilità, gentilezza e durezza.
L’arte del Kusamono è stata codificata a metà degli anni ’80 da Keiko Yamane nel libro “Making Potted Wild Grass” (letteralmente “fare erbe selvatiche in vaso”). Il Kusamono può essere considerato un’evoluzione dello Shitakusa (shita=sotto + kusa=erba - l’erba di compagnia esposta assieme al bonsai con la funzione di evocare l’ambiente naturale in cui cresce l’albero, la stagione in cui ci si trova o più alti significati filosofici e religiosi): ne mantiene la funzione evocativa ma si svincola dal bonsai e acquisisce importanza per se stesso.
Uno stile del Kusamono è il Kokedama (苔玉), letteralmente “palla di muschio”, ed è proprio una sfera di terriccio ricoperta di muschio in cui è collocata la pianta. Può essere poggiata su di un vassoio o appesa con dei fili (secondo l’interpretazione occidentale degli String garden).
Se fin qui siamo rimasti in Oriente, anche in Occidente troviamo diverse esperienze.
Nel 1827 il medico londinese Nathaniel Ward, mentre era intento a studiare lo sviluppo delle crisalidi, si accorse che in un barattolo di vetro chiuso era nata e si stava sviluppando la stessa felce che non era sopravvissuta nel suo giardino. La pianta visse per quattro anni, fin quando il coperchio usurato non fece entrare aria che la uccise.
Concluso che il motivo della morte all’aperto fosse da imputare al forte inquinamento atmosferico di Londra, Ward cominciò a sperimentare la coltivazione protetta di piante e nel 1842 pubblicò "On the Growth of Plants in Closely Glazed Cases" (Sulla crescita delle piante in contenitori di vetro chiusi) rendendo popolari quelli che vennero poi chiamati Wardian case.
Oggi conosciuti con il nome di Terrarium, stanno vivendo una nuova stagione d’interesse grazie anche all’applicazione delle moderne tecnologie che consentono di mantenere le condizioni ottimali di temperatura e umidità.
Negli anni ’50 del Novecento una vivaista dell’Essex, Anne Ashberry, creò il primo giardino in miniatura conosciuto.
Si trattava di un vero e proprio giardino riprodotto in scala, con tutti gli elementi (piante nane o a crescita lenta, aiuole, pavimentazioni e accessori in miniatura) proporzionati tra loro.
Anne cominciò piantando piccoli giardini in vasi rialzati così da consentire alle persone anziane e disabili di continuare a fare giardinaggio comodamente, ma il successo delle sue creazioni attirò anche persone perfettamente in salute, soprattutto tra quanti vivendo in appartamento non potevano coltivare un giardino a scala reale.
Una variante del semplice giardino miniaturizzato è quello allestito appositamente per le fate (Fairy Garden), dove statuine di queste creature fantastiche possono o meno essere presenti, ma in cui l’atmosfera è dichiaratamente fantasy.
Oggi il successo dei microgiardini è da rintracciare in gran parte nella mancanza di spazio che affligge la maggior parte di coloro che vivono in città. Il contatto attivo con quella che mi piace definire la “controparte vegetale della Vita” è un’esigenza che sempre più persone hanno e il microgiardino è un modo creativo per soddisfarla.
Vuoi partecipare ad un mio corso?
Il prossimo corso sarà presso la Scuola del Festival del Paesaggio (http://www.festivaldelverdeedelpaesaggio.it/la-scuola), 4 lezioni dal 18 ottobre al 15 novembre il mercoledì dalle 11.00 alle 13.30.
Terrò anche dei workshop presso il vivaio Primaverde di Acilia (http://www.primaverde.it/) con date da stabilire.
NOTA: le immagini inserite in questo articolo appartengono ai rispettivi proprietari e sono state utilizzate solo a scopo didattico.
I microgiardini di Francesca Vernile
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Questo articolo è stato scritto da Francesca_Vernile
Paesaggista giardiniera, Francesca Vernile progetta e realizza giardini, terrazzi, balconi e qualunque spazio colonizzabile dalle piante.
Da sempre affascinata dal mondo vegetale, fin da bambina sperimenta la coltivazione in vaso di qualunque pianta le capiti a tiro, sviluppando un amore totale e senza nette preferenze verso qualunque specie vegetale.
I suoi Microgiardini, ispirati sia alla tradizione occidentale sia a quella orientale, nascono di fronte all’evidenza della mancanza di spazio per quanti vivono in città e sono pensati per chi dispone di un piccolo balcone o anche solo di un davanzale.
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