Piante succulente di grandi dimensioni: l'albero bottiglia e le sue caratteristiche
Come scegliere un albero dall’aspetto davvero singolare
Ci sono alcune specie di piante grasse succulente con portamento arboreo che hanno all'interno del fusto una struttura molto particolare, denominata parenchima acquifero, dove vengono immagazzinate grandi quantità d’acqua di riserva, usata dalla pianta nei momenti, spesso lunghi, di aridità del suolo.
In inglese si usa il termine pachycaul, ossia fusto grasso; infatti il tronco dell’albero assume un aspetto rigonfio nella sua parte inferiore, mentre si presenta spesso allungato, come il collo di una bottiglia, nella parte superiore, ove si inseriscono i rami.
Questo aspetto bizzarro fornisce però un indubbio fascino estetico che ha influenzato i paesaggisti di tutto il mondo. Tali piante appartengono a generi e famiglie differenti e vivono nelle aree tropicali semi-aride. Solo poche fra esse sono diffusamente coltivate all’aperto, altre restano in vaso all’interno delle serre dei collezionisti.
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Piante grasse dall’America: la Ceiba speciosa
La Ceiba speciosa è una delle piante grasse succulente che hanno un portamento arboreo e un aspetto davvero affascinante. È uno pettacolare albero a foglia caduca, la cui bellezza risiede non solo nel tronco ingrossato che si evidenzia con il passare degli anni, ma anche nel corredo di grosse spine aguzze che adornano la corteccia e nei suoi grandi fiori rosa o fucsia che compaiono, nelle nostre regioni, tra agosto e ottobre.
In Argentina è chiamato "albero ubriaco" e più diffusamente "albero del falso kapok": quest’ultimo nome a causa della bambagia che si ricava dai suoi frutti penduli e che somiglia al vero kapok, tessuto vegetale usato nell’Asia sud-orientale per imbottire i materassi.
L’inserimento paesaggistico di questo albero deve tenere conto delle dimensioni finali della pianta, pertanto si deve impiantare a distanza di almeno 10-12 metri da altri alberi e non in giardini frequentati da bambini che possono ferirsi con le sue spine.
Piante grasse dall’Australia: Brachychiton rupestris
Il Brachychiton rupestris, protagonista della fotografia che accompagna questo post, è probabilmente l’albero coltivato da noi che più somiglia ad un fiasco, in quanto il tronco è molto rigonfio e tale appare anche in relazione all’altezza abbastanza limitata della specie.
La pianta è sempreverde e porta dei piccoli fiori rosa che ben contrastano con il verde scuro e lucido delle foglie. Un albero simile risulta più apprezzabile isolato, accanto a una rupe o in mezzo a grandi massi spogli che ne esaltino forma e colori. È adatto al clima mediterraneo, lungo le coste, anche in prossimità del mare.
L’accrescimento si presenta purtroppo piuttosto lento.
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Piante grasse dall’Africa: Adenium obesum
Chi descrisse per primo questa specie si accorse subito della sproporzione tra il fusto e il resto della pianta, in quanto il diametro enorme rispetto all’altezza modesta rende bene l’appellativo specifico di obesum.
Nota come "rosa del deserto" è una specie molto esigente in termini di temperature minime, temendo il gelo e risultando quindi idoneo per lo più alla coltivazione in serra.
Bellissimi sono i suoi fiori bianchi e rosa che compaiono anche in vaso, dove la pianta pare un eterno bonsai.
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Questo articolo è stato scritto da marco_alberti
Marco Alberti è Dottore Forestale, esperto in Piante Cactacee e Succulente, e autore di alcuni studi e volumi sulla flora spontanea e ornamentale. In particolare si occupa di piante succulente coltivate in Italia sia nei giardini pubblici che a livello amatoriale e acquistabili presso vivai specializzati.
La lunga carriera professionale del professor Alberti è costellata di esperienze lavorative di successo, arricchite da Studi botanici, ecologici e paesaggistici, Consulenze per progettazione di aree verdi con analisi paesaggistica, valutazione di impatto ambientale, studi d’incidenza ecologica, Pianificazione forestale per le proprietà di numerosi comuni ed istituzioni locali; Progettazione e direzione lavori in ambito forestale.
Il professor Alberti è docente e autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative ed è stato relatore in seminari e convegni.
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