Piante carnivore: Marco Oliosi, titolare del più antico vivaio specializzato nella produzione di piante carnivore in Italia, racconta come è nata questa sua passione
In questa intervista, Marco Oliosi, esperto di piante carnivore e titolare dal 1993 dell'Azienda Agricola Novaflora di Brescia, il più antico vivaio specializzato nella produzione di piante carnivore in Italia, ci racconta come è nata la sua passione per queste affascinanti e misteriose piante.
"Come e quando è nata in lei la passione per questo specifico genere di piante?"
"Ho iniziato ad interessarmi di piante carnivore nel 2004. Essendo a quell'epoca totalmente ignorante in materia, cercavo notizie in rete per tenere al meglio le piante che arrivavano sul mercato italiano dall'Olanda. Ho così scoperto l'esistenza di AIPC- Associazione Italiana Piante Carnivore, e mi sono iscritto. Da allora è stato un susseguirsi di prove di coltivazione, anche scambiando pareri con altri appassionati, fino ad arrivare a produrre in azienda le prime piante carnivore nel 2006."
"Cosa l'ha spinta a diventare vivaista? Era il suo sogno nel cassetto sin da bambino?"
"Amo le piante, tutte. Fin da piccolo mi hanno sempre affascinato e passavo ore, durante l'età scolare, a guardare le innumerevoli forme dei vegetali. Ho deciso che avrei fatto questo lavoro intorno ai 10 anni e successivamente, alle superiori, scelsi di studiare agraria. Allora (e parliamo di oltre 30 anni fa) non esisteva internet e ci si arrangiava con le biblioteche: ho letto centinaia di libri di botanica approfondendo le conoscenze di fisiologia vegetale, materia che mi affascina tantissimo anche oggi."
"Qual è il fiore all'occhiello del suo vivaio o della sua azienda?"
"Sicuramente le piante carnivore sono quelle che mi stuzzicano di più: l'evoluzione le ha portate a un grado di specializzazione, allo scopo di sopravvivere, che travalica l'essere un semplice vegetale e questo mi affascina enormemente: sono le piante che più amo coltivare. È però vero che amo tutte le mie piante."
"Come si caratterizza la vostra produzione?"
"Produciamo tutte piante in vaso. Per quanto riguarda le carnivore, ci prepariamo in azienda il terriccio adatto (che non si trova in commercio già pronto) e riproduciamo le piante con vari metodi: da seme, per talea, e per divisione da rizoma. La semina è quella che da’ più soddisfazione, anche se per avere una pianta pronta per il mercato servono in media 3 anni, perché si ottengono piante diverse una dall'altra, soprattutto se s’impollinano fiori di specie diverse ottenendo cosi ibridi spettacolari nelle forme e soprattutto nei colori."
"Come si vede tra 10 anni?"
"Spero e credo che farò quello che faccio oggi, anzi lo farò in modo migliore perché nei prossimi 10 anni potrò imparare un sacco di cose nuove del mio lavoro."
"Ricorda il suo primo “incontro” con il giardinaggio? Provi a raccontarcelo."
"Alle superiori, avevo 15-16 anni (nei primi anni '80), insieme a qualche compagno di scuola, durante i primaverili pomeriggi post-scolastici, iniziai a fare i primi lavoretti di giardinaggio, forte dei primi rudimenti imparati a scuola. Guadagnavo piccole mance che mi permettevano di comprare libri sulle piante o attrezzi per il giardinaggio e nei tre mesi estivi di vacanza andavo a lavorare nei vivai, dove imparavo i nomi e come tenere le varie piante."
"Quanto sono cambiati il vivaismo e il giardinaggio negli anni rispetto a quando l'ha conosciuto lei?"
"Tantissimo. Fino a 10-15 anni fa la gente comune conosceva molto di più le piante e come coltivarle nel modo giusto. Oggigiorno invece una pianta è vista come un “soprammobile” e non come un essere vivente con le proprie esigenze. Tutto ciò ha portato a un lento e inesorabile impoverimento dell'offerta di piante nei vivai e nei garden center: le piante più belle e rare, quelle più maestose e grandi, non vengono più apprezzate dal pubblico perché non le conosce e il vivaista medio, pian piano smette di offrirle perché non riesce a venderle. Anche i produttori si adeguano standardizzando le produzioni e inondando il mercato di piante tutte uguali, con durate nettamente inferiori rispetto al passato perché prodotte con metodi produttivi ottimizzati soprattutto dal punto di vista economico. L'imperativo è: vendere a poco prezzo prodotti tutti uguali. Tale stato di cose porta a un abbassamento della qualità e della varietà delle piante."
"Pensa che la tecnologia possa fornire al giardinaggio e al verde un buon trampolino di crescita per le nuove generazioni?"
"Assolutamente sì, ma bisogna fornire una rete nazionale, (sarebbe auspicabile che fosse la pubblica amministrazione a farlo) di nuovi strumenti atti alla conoscenza e allo studio delle piante: tutti dovrebbero sapere, in modo semplice, come una pianta vive e si riproduce e quale estrema importanza abbia per la vita sul nostro pianeta, a cominciare dalle scuole primarie e secondarie di primo grado. Questa a mio avviso è la base per poter crescere al meglio nuove generazioni di vivaisti che non possiedano solo le capacità tecniche per poter svolgere questo lavoro, ma anche la sensibilità, la passione e l'impegno necessari per poter diventare ed essere veri coltivatori."
"Nell'era del web e dello smartphone quali sono oggi gli strumenti che utilizza per approfondire la conoscenza e lo studio delle varietà e per avere informazioni certe?"
"Indubbiamente cercare notizie su una pianta è oggigiorno molto più semplice: sul web si possono fare ricerche per immagini, si trovano manuali e pubblicazioni e le stesse aziende forniscono strumenti tecnici di divulgazione. Io utilizzo il pc e lo smartphone assiduamente, per informarmi, cercare notizie, confrontarmi con colleghi e appassionati. Anch'io nel mio piccolo fornisco assistenza ai miei clienti in merito alle piante che produco, credo che sia importantissimo proprio per i motivi sopraddetti."
"C'è un libro o un volume di giardinaggio a cui è particolarmente affezionato?"
"Sì, il mio preferito in assoluto è “Cacciatori di piante” di Mary e John Gribbin, un libro che racconta delle avventure dei primi botanici che, a partire dal 1700, percorsero il mondo alla ricerca di nuove specie per arricchire i giardini dei nobili inglesi e non solo dell'epoca."
"Qual è il libro che si sente di consigliare a un ragazzo che vuole approcciarsi per la prima volta allo studio del verde?"
"A mio parere devono essere pubblicazioni che risveglino la passione per le piante prima di ogni altra cosa. Il libro citato sopra è un buon inizio ma altri simili sono molto validi, ne segnalo uno per tutti: “Elogio delle erbacce” di Richard Mabey, che descrive la vita e i metodi di sopravvivenza delle erbe spontanee, dette da tutti “erbacce”, considerate inutili ma insospettatamente importantissime per tutti noi."
"Qual è il primo consiglio che si sente di dare a chi si vuole cimentare nella coltivazione di queste piante?"
"Prima di comprare la prima pianta carnivora, informarsi. Spesso l'entusiasmo ci porta a comprare una Dionaea senza sapere nulla su di essa, purtroppo quasi dappertutto chi vende piante carnivore non le conosce e dà immancabilmente consigli di coltivazione errati che portano in breve tempo la pianta alla morte con conseguente perdita d’interesse per tali piante. Se invece conosciamo almeno quelle tre - quattro regolette importanti per mantenere una pianta, questa starà bene e col tempo ci darà grandi soddisfazioni."
"Qual è la varietà di pianta che preferisce e perché?"
"Fra le carnivore la più intrigante è sicuramente la Dionaea muscipula, detta anche venere acchiappamosche, che cattura soprattutto mosche con le sue trappole a tagliola. È in grado di muoversi attivamente per catturare la preda: pensate a un vegetale che si comporta come un leone, cosa c'è di più affascinante?"
"Ci sono stati momenti difficili nel corso della sua carriera professionale, in cui ha pensato di abbandonare il vivaismo?"
"Lavoro con le piante da oltre 30 anni, ci sono stati tanti momenti difficili, ma tutti i giorni mi sveglio pensando che il mio è il lavoro più bello che potessi fare e i momenti difficili in quest'ottica, a mio avviso non sono mai insormontabili."
Ha dei figli? Lavorano con lei nel settore del vivaismo oppure hanno seguito altre strade? Se ne dispiace?
"Sì, ho un figlio di 17 anni che da bambino mi aiutava in vivaio. Crescendo si è reso conto che questo lavoro non lo intriga, anche se ama molto le scienze e tutti i meccanismi che regolano la vita e la tecnologia. Attualmente frequenta la quarta superiore in un istituto tecnico, studia chimica ed è bravissimo! Sono entusiasta delle sue scelte: io ho fatto ciò che mi piaceva, lui sta facendo altrettanto!"
"Come considera il vivaismo europeo di oggi?"
"Fino al passato decennio l'Europa vantava le migliori produzioni di piante ornamentali, purtroppo attualmente stiamo perdendo terreno molto velocemente: vedo molto bene le produzioni dei paesi emergenti del terzo mondo e realtà come USA, Giappone e paesi del sud-est asiatico."
"Conosce o ammira delle realtà vivaistiche estere?"
"Ammiro molto gli olandesi perché hanno saputo creare una consistente parte della loro economia nazionale basata sul florovivaismo: uniti per arrivare a uno scopo comune.
Ammiro anche gli inglesi, che a partire dall'epoca Vittoriana sono i pionieri nello studio e nella conoscenza delle piante e che hanno saputo creare intere generazioni di appassionati di giardinaggio. E infine ammiro noi italiani, che sappiamo ingegnarci a risolvere problemi e creare realtà dove nessun altro riuscirebbe, se solo la pubblica amministrazione appoggiasse la nostra categoria saremmo i primi in quanto a qualità nel mondo!"
"Se non fosse vivaista o botanico o agronomo, quale potrebbe essere il mestiere che le piacerebbe praticare?"
"Sinceramente fatico a immaginarmi di fare un altro lavoro, credo comunque che mi sarebbe piaciuto fare il veterinario."
"Ha scritto pubblicazioni di settore? Se sì, quali?"
"Finora ho scritto solo brevi articoli e schede tecniche sulle piante carnivore. Alcuni lavori sono stati presentati al museo civico di scienze naturali di Brescia dove, con il patrocinio del comune di Brescia e i soci bresciani AIPC organizzano ormai da 6 anni e con cadenza mensile, una serie d’incontri dal titolo “Le carnivore al museo”. C'è comunque l'intenzione, e in verità ho già iniziato, di scrivere qualcosa di simile a un libro, sulle piante carnivore appunto."
"La zona in cui abita e lavora è un'area “amica del verde” o pensa che si dovrebbe fare ancora tanto per avvicinare la gente alle piante e al mondo del verde?"
"C'è tanto da fare, come detto all'inizio manca un'offerta reale di nozioni da parte del settore e delle istituzioni."
"La sua famiglia o gli amici condividono con lei la passione per il verde?"
"Sì certo, a cominciare da mia moglie che non è solo la mia compagna di vita, ma anche la mia consocia nell'azienda. Ci siamo conosciuti a vent'anni proprio in un vivaio dove lavoravamo entrambi come dipendenti; poi ci sono i miei genitori, entrambi in pensione, che insieme a mio figlio saltuariamente mi aiutano in azienda. Anche i miei nipoti si sforzano di imparare qualcosa da me sulle piante e ci sono anche tutti gli amici appassionati di piante carnivore che fanno parte del gruppo del museo."
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Questo articolo è stato scritto da Redazione
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